lunedì 28 febbraio 2011

Crisi tunisina e libica

Filo diretto Pantelleria –Tunisi – Tripoli.
28 febbraio 2011. Nuovo messaggio audio del numero due di al-Qaeda, Ayman al-Zawahiri, che critica i nuovi leader di Tunisia ed Egitto ed invita i musulmani a sollevarsi contro "gli invasori". Il messaggio, il terzo dall'inizio delle rivolte nel mondo arabo, sarebbe stato registrato prima della caduta del rais egiziano, Hosni Mubarak, ma dopo la destituzione del presidente tunisino, Zine El Abidine Ben Ali.
l-Zawahiri, stando a quanto riporta 'Site' che monitora i siti jihadisti, ha invitato i tunisini "a resistere contro l'occupante francese" e a stabilire "un nuovo governo che sia un modello di giustizia per i vostri fratelli". Secondo il vice di Osama Bin Laden, gli Stati Uniti a meta' gennaio hanno abbandonato al suo destino il presidente Ben Ali. "Tuttavia - ha precisato - gli affari rimangono nelle mani degli uomini degli Stati Uniti, dei loro agenti e soldati".
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Il presidente tunisino ad interim, Foued Mebazaa, ha annunciato la nomina dell'ex ministro Beji Caid Essebsi alla carica di primo ministro, per succedere al dimissionario Mohamed Ghannouchi.
”Ho proposto a Beji Caid Essebsi la carica di primo ministro, una responsabilità che ha accettato", ha dichiarato Mebazaa in una dichiarazione diffusa dagli organi di informazione locali. Caid Essebsi "è noto per il suo patriottismo, la sua fedeltà e la sua abnegazione al servizio della patria", ha aggiunto il presidente, che ha d'altra parte reso omaggio al primo ministro uscente per avere "servito la Tunisia nelle circostanze delicate" che hanno seguito la caduta a metà gennaio del presidente Zine El Abidine Ben Ali.
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L’Union Gènérale des Travailleurs Tunisien (Ugtt), il maggior sindacato tunisino, si dichiara contraria alla nomina a primo ministro di Caid Essabi Beji. Lo riferisce la televisione nazionale, riportando una dichiarazione del segretario generale dell'Ugtt, Abdessalem Jerad. Viene contestata in particolare la modalita' con cui e' stata effettuattata, ''rapida e senza consultazioni'', ha detto all'Afp una fonte della dirigenza sindacale
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Un reparto di cadetti dell'accademia militare di Misurata, a est di Tripoli, si sarebbe ribellato agli ordini dei superiori fedeli al leader libico Muammar Gheddafi e sarebbe ora in corso una battaglia
all'interno della caserma che ospita la ''Scuola di guerra'', nel centro cittadino. Lo riferisce la tv panaraba al Arabiya, citando testimoni
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Una fonte vicina ai rivoltosi, che si è identificata con il nome di Ibrahim Khalil e che sostiene di trovarsi a Misurata, ha confermato che stamattina in città ci sono stati attacchi delle truppe fedeli al colonnello libico. Secondo Khalil, si sono uditi forti colpi di mortaio, anche se ora la situazione sembra essere tornata tranquilla.
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Un elicottero militare e' precipitato oggi nei dintorni di Misurata, in Libia. Secondo quanto hanno reso noto i ribelli libici che hanno preso il controllo della citta', il velivolo sarebbe stato abbattuto e sarebbero stati catturati cinque soldati fedeli a Muammar Gheddafi che erano a bordo del velivolo. Non e' chiaro se il velivolo sia lo stesso che poco prima ha attaccato la sede della radio locale.
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Il ministro della Salute Fazio e Jakab hanno discusso le modalita' della collaborazione fra Oms Europa e Italia per affrontare i possibili rischi sanitari connessi con la crisi libica. L'incontro, ha spiegato Fazio, e' avvenuto ''d'intesa con Palazzo Chigi e con il ministro degli Esteri Frattin''. Il ministro ha rilevato inoltre di avere ''incontrato subito la Signora Jakab perche' dobbiamo fare tutto il possibile per garantire la salute sia nel nostro Paese sia in Europa, ma anche portare il nostro aiuto alle popolazioni africane. Abbiamo concordato una serie di iniziative che vanno dall'aumento della sorveglianza epidemiologica dei migranti in Italia sino al rafforzamento dell'assistenza sanitaria nei diversi Paesi coinvolti dalla crisi''.

domenica 27 febbraio 2011

Da una settimana interrotti i collegamenti via mare con Pantelleria

Pantelleria e' isolata da piu'di una settimana via mare a causa delle pessime condizioni meteo.Da Trapani in questi giorni non sono partiti ne' il traghetto Pietro Novelli della Siremar ne' il Cossyra della societa' privata"Traghetti delle isole". Sulle coste dell'isola si sono abbattuteviolente mareggiate, le stesse che hanno impedito l'attraversamento del Canale di Sicilia. Cominciano a scarseggiarei generi di prima necessita': frutta, verdura, carne. Indifficolta' anche i numerosi cantieri edili aperti nell'isola, che non hanno potuto ricevere il materiale necessario. Se le previsioni saranno confermate, con il miglioramento dellecondizioni del mare i collegamenti potrebbero riprendere staseraalle 23.59, con la partenza da Trapani del Pietro Novelli. Lapartenza del Cossyra, nella migliore delle ipotesi, e' previstai nvece per domani alle 14

sabato 26 febbraio 2011

Crisi tunisina e libica

Filo diretto Pantelleria - Tunisi -Tripoli
26 febbraio 2011. La Casbah e il ministero dell'Interno, i luoghi simbolo della rivolta tunisina, ieri sono tornati ad infiammarsi oggi con decine di migliaia di dimostranti -''oltre 100mila'' secondo fonti di polizia- che chiedono ancora le dimissioni del governo di transizione guidato da Mohammed Ghannouchi, nella piu' grande manifestazione di protesta da settimane a Tunisi. Mentre l'esecutivo ha reso noto che le elezioni si terranno ''al piu' tardi a meta' luglio''. Fin dal primo pomeriggio nella piazza della Casbah si sono radunate migliaia di persone davanti alla sede del governo di transizione, in quello che e' stato per giorni teatro di ininterrotte e drammatiche proteste fino alla fine del mese scorso, con dimostranti giunti da tutto il Paese per chiedere la fine dal governo di unita' nazionale. Dopo l'estromissione dall'esecutivo dei ministri legati all'ex regime di Ben Ali ormai quasi un mese fa, ed un colpo di coda delle forze di sicurezza che hanno disperso con vigore (e diversi feriti) una delle ultime manifestazioni, le proteste sono rimaste costanti ma contenute, sebbene la situazione di instabilita' nel Paese sia stata caratterizzata da numerosi episodi di violenza e criminalita'.
La voce della protesta si e' fatta piu' grossa fino a rievocare scene di diverse settimane fa nella prima - inattesa - tra le rivolte che hanno poi infiammato tutta l'area: cosi' la gente e' tornata anche lungo avenue Bourghiba e davanti al ministero dell'Interno, lo stesso luogo dove si riunirono migliaia e migliaia di persone al grido di ''via Ben Ali'' nella grande manifestazione del 14 gennaio che porto' davvero alla caduta del dittatore.
E sul viale sono tornati anche i lacrimogeni e gli spari in aria per disperdere la folla, in serata si sono udite anche raffiche di colpi di armi automatiche e nei pressi del ministero dell'Interno sono stati appiccati almeno tre piccoli incendi. Contemporaneamente, quasi fosse un vero e proprio 'botta e risposta', il governo ha diffuso un comunicato in cui annuncia che elezioni si terranno nel Paese ''a meta' luglio al piu' tardi), senza tuttavia specificare se si tratti di legislative o presidenziali. E, ancora, in serata l'esecutivo guidato da Mohammed Ghannouchi (che fu premier anche dell'ex presidente Ben Ali) ha comunicato l'approvazione di un progetto di decreto legge con il quale si dispone la confisca dei beni, mobili e immobili, di persone legate al regime del deposto rais: la lista comprende, per ora, 110 persone tra le quali molte legate alle famiglie Ben Ali e Trabelsi, la detestata famiglia della moglie Leila.
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Sono ancora bloccati alla frontiera tra Libia e Tunisia i 150 dipendenti, 10 italiani e gli altri di varie nazionalita', della Bonatti spa che da ieri mattina aspettano di poter passare il confine per raggiungere, con pullman tunisini noleggiati dall'azienda bresciana, l'aeroporto di Dijerba dove li attende un volo charter.
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E' decollato poco fa da Pisa un C-130 dell'Aeronautica militare diretto in Libia, presumibilmente ad Amal, la localita' dove sono rimasti bloccati alcuni lavoratori italiani che sono ormai senza viveri e sarebbero stati anche derubati. Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, facendo riferimento a questo gruppo di "circa 25 connazionali" ha ieri spiegato come siano andati a vuoto i due tentativi di riportarli a casa in aereo e che si sarebbe provato oggi via mare. Un'opzione, secondo quanto si e' appreso, che resta in piedi: a questo riguardo, al largo del porto di Bengasi staziona il cacciatorpediniere Mimbelli.
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"Tutto l'esercito libico deve unirsi alla rivolta, non c'e' nulla da aspettare". E' quanto ha affermato l'ex ministro dell'Interno libico, Abdel Fattah Yunis, in un'intervista concessa alla tv 'al-Arabiya' da Bengasi, dove si trova dopo aver annunciato di essere passato dalla parte dei manifestanti. "Ci troviamo di fronte a una vera e propria rivoluzione - ha spiegato - tutti i soldati devono passare con il popolo senza aspettare oltre. Cosa ancora dobbiamo attendere, che ci uccidano tutti? Sono convinto che ci siano le condizioni per vincere questa battaglia contro il regime di Muammar Gheddafi".
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''Quella su Gheddafi e' una bugia. Io non ho mai detto che il leader libico doveva essere assolto e che, eventualmente, poteva venire qui alle Tremiti. Figuriamoci se veniva da noi''. Il sindaco delle Isole Tremiti, Giuseppe Calabrese, nega che dietro le dimissioni di sette dei 12 consiglieri comunali ci siano le sue dichiarazioni pro-Gheddafi con le quali il primo cittadino, in un'intervista, avrebbe inviato il rais libico a raggiungere l'arcipelago delle Diomedee per il suo esilio. ''Quello che e' in gioco – spiega Calabrese - sono interessi privati di alcune persone interessate all'accaparramento di terreni per il Piano regolatore, altro che Gheddafi. Mi mandano via perche' io non ho voluto piegarmi alle loro richieste''.
Le dimissioni sono state depositate ieri nello studio di un notaio di Termoli (Campobasso) da quattro consiglieri di maggioranza e tre di minoranza e porteranno allo scioglimento dell'assise comunale guidata da Calabrese, che e' amico di Gheddafi tanto da averlo incontrato, in passato, per quattro volte, tre delle quali in forma privata. L'amicizia tra Calabrese e Gheddafi e' nata soprattutto da quando il sindaco ha fatto costruire sull'isola di San Nicola un sacrario libico, inaugurato il 26 ottobre 2006, in cui sono seppelliti i resti di circa 400 libici morti li' per un'epidemia di tifo petecchiale dopo lo sbarco tra il 1911 e il 1912.

venerdì 25 febbraio 2011

Crisi tunisina e libica

Filo diretto Pantelleria – Tunisi - Tripoli
25 febbraio 2011. Non riuscendo a lasciare la Libia un gruppo di 150 persone, per lo piu' tailandesi e cinesi, ma anche una decina di italiani, tutti dipendenti della societa' Bonatti Spa, stanno cercando di raggiungere via terra, con alcuni camion, Djerba in Tunisia. Dallo scalo ''Melita'', situato a circa nove chilometri da Djerba, il gruppo dovrebbe poi ripartire per l'Italia con un volo speciale della compagnia Air Italy.
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Il premier socialista spagnolo Jose' Luis Zapatero si rechera' domenica prossima a Tunisi, dove si incontrera' con il governo di transizione nella prima visita ufficiale di un capo di governo occidentale al Paese dopo la caduta dell'ex presidente Ben Ali: lo ha annunciato l'esecutivo spagnolo in un comunicato.
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Lungo le coste tunisine, presidiate dalle forze armate, da giorni "il numero delle interdizioni a terra e' di gran lunga superiore alle partenze". L'ambasciatore italiano a Tunisi, Pietro Benassi, racconta un Paese che gradualmente torna alla normalita' dopo la rivolta culminata con la destituzione del presidente Zine el Abidin Ben Ali. L'emergenza sbarchi sembra rientrata, ma non bisogna abbassare la guardia. "Abbiamo offerto un pacchetto di misure, tra le quali la nostra disponibilita' a fornire equipaggiamenti e pattugliamenti congiunti in mare - ricorda il diplomatico -. Della questione se ne sta discutendo anche a Bruxelles, la collaborazione viene svolta su diversi piani, e come ha gia' detto il ministro Frattini, ci siamo riproposti di uscire dalla fase emergenziale per arrivare ad un accordo di collaborazione migratoria".
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Una grande manifestazione pro Gheddafi e' in un programma per oggi dopo la preghiera del venerdi'. Lo ha confermato all'Ansa una fonte del ministero dell'informazione a Tripoli. Secondo la fonte, c'e' un grosso rischio di incidenti e di provocazioni, dopo che ieri miliziani hanno riferito di aver fermato auto con a bordo tunisini ed egiziani che trasportavano armi ed esplosivi. Una conferma della manifestazione e' giunta anche da Huda Fandi, un'esponente dell'organizzazione della gioventu' (filo Gheddafi).
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Il cacciatorpediniere 'Mimbelli' e la nave da trasporto 'San Giorgio' della Marina militare sono in rada davanti al porto di Misurata per dare il via alle operazioni di evacuazione degli italiani dalla Libia. Le condizioni del mare, particolarmente difficili, hanno impedito finora l'inizio delle manovre, che comunque sono previste al piu' presto, appena la situazione lo permettera'. Un'altra nave da trasporto della Marina, il 'San Marco', si trova ora nel porto di Augusta e si tiene pronta ad intervenire per contribuire alle operazioni.
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''I contratti petroliferi (con imprese straniere) che sono legali e a beneficio del popolo libico saranno mantenuti'', ha detto Jammal bin Nour, giudice e membro della coalizione che sta momentaneamente gestendo gli interessi economici nella seconda citta' del Paese. Molte della zone petrolifere chiave sono localizzate nell'est della Libia e la maggior parte sono sotto il controllo dei ribelli che stanno cercando di cacciare il leader Muammar Gheddafi.
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Uno dei figli di Muammar Gheddafi e' da due giorni in Venezuela, nell'isola di Margarita. Ad affermarlo e' Orlando Fernandez Medina, ex governatore dello stato di Lara, nel nordovest del Paese, il quale tuttavia non ha precisato di quale dei sette figli si tratti.
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La televisione di Stato ha annunciato che ogni famiglia libica riceverà 500 dinari (circa 290 euro) eche gli stipendi dei dipendenti pubblici verranno aumentati dal 15%. Lo riferisce la tv araba al Jazeera.

giovedì 24 febbraio 2011

Verso la proproga delle tratte sociali

"Ci stiamo muovendo per la proroga delletratte sociali per Lampedusa e Pantelleria dal 27 marzo, datadella scadenza, a fine maggio, quando si conoscera' il vincitoredella nuova gara, che e' gia' stata bandita". A dirlo e' il presidente dell'Enac Vito Riggio. "Abbiamo fatto presente la questione al Ministero a cui spetta ladecisione finale ma credo che non ci saranno problemi e cosi' anche nel periodo pasquale in queste zone saranno garantiti i servizi".

Crisi tunisina e libica

Filo diretto Pantelleria – Tunisi - Tripoli
24 febbraio 2011 - Confermando gli oltre cinquemila arrivi dalla Libia per lo più tunisini, il rappresentante per il Nordafrica della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa, Gerard Lautredou, ha affermato che i numeri dell'esodo verso la Tunisia potrebbero crescere in modo drammatico nelle prossime ore. E' possibile che non si tratterà di duemila persone al giorno, come ci aspettavamo - ha detto Lautredou, citato dalla tv britannica Bbc - ci stiamo preparando a ricevere ogni giorno in Tunisia 10mila persone in arrivo dalla frontiera con la Libia". Intanto 830 cinesi, 171 libici, 22 algerini , 28 marocchini attendono di varcare il confine.
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L'Austria e' pronta a dare il suo aiuto nel caso di arrivi massicci di immigrati dalla Libia, ma e'contraria al 'burden-sharing', alla suddivisione dei clandestini tra i vari Paesi europei. A esprimere la posizione di Vienna e' stato il ministro degli Interni, Maria Fekter: "Se ci sara' un'ondata di arrivi, aiuteremo, ma non credo con la redistribuzione" degli immigrati.
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Sulla tensioni geopolitiche che scuotono il Nord-Africa, in particolare la Libia dove si e' fermata la produzione di petrolio, continua la corsa dei prezzi del greggio. Il contratto future del Brent ha raggiunto 119,79 dollari al barile, sui massimi dei 30 mesi.
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E' di 40 morti e decine di feriti il bilancio del bombardamento in corso sulla citta' di Zawiyah 50
chilometri ad ovest della capitale libica Tripoli. I miliziani pro Gheddafi - hanno reso noto testimoni ad un sito arabo - stanno bombardando con i cannoni, e sparando con armi automatiche contro i migliaia di civili che stanno manifestano per strada.
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Il leader libico Muammar Gheddafi sta raccogliendo truppe a Tripoli per difendere la citta' dai rivoltosi. Secondo il New York Times migliaia di mercenari e brigate speciali di polizia, guidate dai figli del colonnello, starebbero arrivando nella capitale libica e si stanno ammassando nelle vie. Intanto i rivoltosi si preparano alla loro prima dimostrazione nella capitale: un messaggio circola sui telefonici riguardo a una mega protesta per domani.
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"Sono false le notizie sui raid aerei contro i manifestanti in Libia". E' quanto ha affermato Seifulislam Gheddafi nel corso di una visita effettuata questa mattina alla sede della tv di Stato libica. Secondo quanto ha detto il figlio del colonnello Muammar Gheddafi all'emittente libica, "e' assurdo quanto annunciato da alcuni media circa gli attacchi aerei sui civili Sono notizie ridicole, noi non potremmo permettere delle stragi nel paese".
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''Sono molto preoccupato per quanto accade in Libia: questa mattina Al Qaida ha detto che supporta i ribelli ed e' contro Gheddafi. Noi cosa facciamo? Serve un differente approccio da parte dell'Europa''. Lo ha detto il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, parlando prima della riunione del Consiglio dei Ministri degli Affari Interni della Ue.

martedì 22 febbraio 2011

Crisi tunisina e libica

Filo diretto Pantelleria – Tunisi - Tripoli
22 febbraio 2011. "E' sconvolgente la rapidita' del contagio dei disordini che dall'Algeria allo Yemen al Golfo Persico stanno creando una realta' nuova. Ma questa non assomiglia neppure lontanamente al 1989 che ha portato all'avvento di regimi democratici in Europa perche' chi mantiene il potere in Egitto e Tunisia e' sostanzialmente l'esercito". Cosi' Magdi Cristiano Allam intervistato da Maurizio Beklpietro nel corso de "La telefonata" su Canale 5.
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Il governo tunisino ha formalmente chiesto all'Arabia Saudita l'estradizione di Leila Trabelsi, moglie del deposto presidente Zine el Abdine Ben Ali'. Lo ha riferito l'agenzia stampa tunisina Tap, che cita un funzionario del ministero degli Esteri. Ben Ali' e i suoi familiari si sono rifugiati a gennaio in Arabia Saudita.
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Il gesuita egiziano docente al Pontificio Istituto orientale, Samir Khalil, rilevando che "la Libia tra tutti i paesi del mondo arabo e' quello dove si avverte il bisogno maggiore di una rivoluzione".
Quanto alle rivolte di Tunisia, Egitto, Bahrain, Marocco e ora la Libia, l'islamologo afferma che "e' la nostra primavera di Praga", ritenendo che "nulla sara' piu' come prima. Il movimento sfaccettato e variegato del mondo arabo-sottolinea- e' un cambiamento globale in via di evoluzione verso regimi maggiormente democratici".
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Alla vigilia della rivolta Muammar Gheddafi avrebbe fatto eliminare i vertici dell'esercito, uccidendo molti ufficiali che credeva potessero rivoltarsi contro di lui. E' quanto sostiene l'ufficiale dell'aereonautica militare libica, Qasim Najiya, nel corso di un'intervista alla tv araba 'al-Jazeera'. L'ufficiale ha inoltre chiesto ai manifestanti "di occupare tutti gli aeroporti per bloccare Gheddafi". Sempre la tv qatariota ha annunciato la defezione di molti generali e ufficiali dell'esercito libico.
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In un messaggio postato su Facebook dal sito di opposizione libica ''17 febbraio'' gli abitanti della regione occidentale della Libia, dalla citta' di Nalut fino a Gherban, hanno minacciato di tagliare le forniture di gas all'Italia e all'Ue. ''Dopo il silenzio che avete osservato sui massacro perpetrato da Gheddafi, abbiamo deciso di tagliare il gas libico che parte dal campo d Al Wafa e che passa per la nostra regione verso l'Italia e il nord dell'Europa attraverso il Mediterraneo'', si legge nel messaggio.
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Le notizie che giungono dalla Libia mostrano "un quadro drammatico e inaccettabile sotto il profilo della violenza che sembra non avere fine su manifestanti tra i quali possono esserci infiltrati", secondo Margherita Boniver (Pdl). Intervenuta a 'Otto e mezzo' (La7), Boniver denuncia il "caos che sta raggiungendo picchi molto pericolosi e "l'ipercondannabile versamento di sangue" di persone "che si ribellano contro il regime quarantennale di Gheddafi" colpite "da parte di milizie o della polizia, forse non dell'esercito". Il trattato firmato dal Governo Berlusconi con la Libia due anni fa, ha dettola parlamentare di maggioranza, "ha dato i suoi frutti".
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La situazione in Libia e in tutto il Nord Africa "rischia di cambiare gli equilibri in alcune aree del mondo". Lo ha detto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Gianni Letta, nel corso del suo intervento in apertura dei lavori degli stati generali della città per Roma Capitale. C'è qualcosa alle porte di casa - ha detto Letta - che brucia e che rischia di cambiare gli equilibri in alcune aree del mondo e la presenza stessa dell'Italia e dell'Europa in quelle aree".

lunedì 21 febbraio 2011

Crisi tunisina e libica

Filo diretto Pantelleria – Tunisi - Tripoli
21 febbraio 2011"Spero che in Tunisia ci siano presto libere elezioni - ha detto Frattini - e che in Libia ci sia un processo di riconciliazione che porti alla Costituzione, come proposto da Seif Al-Islam Gheddafi", ha aggiunto, riferendosi alle dichiarazioni che il figlio del leader libico ha rilasciato la notte scorsa alla Tv.
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Il governo tunisino ha chiesto alle autorità saudite di "fornire al più presto" delle informazioni sullo stato di salute o "l'eventuale decesso" del presidente destituito, Ben Ali, fuggito in Arabia Saudita il 14 gennaio. Lo riferisce l'agenzia ufficiale Tap. Negli ultimi giorni, infatti, si sono susseguite numerose versioni contraddittorie sulle condizioni di salute dell'ex presidente tunisino, che per alcuni sarebbe in coma in un ospedale di Jedda in seguito a un ictus.
Sempre l'agenzia Tap aveva reso noto, poco prima, che la Tunisia ha chiesto ufficialmente all'Arabia Saudita l'estradizione di Ben Ali, accusato di "numerosi reati gravi". L'annuncio è stato dato dal ministero degli Esteri tunisino.
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Sentimenti di vicinanza e compassione per l'assassinio del sacerdote salesiano polacco Marek Marius Rybinsky, sono stati espressi dal primo ministro tunisino Mohamed Ghannouchi all'arcivescovo di Tunisi, Maroun Lahhaam, nel corso di un incontro, oggi.
Ghannouchi ha ribadito la condanna da parte del governo provvisorio di questo crimine abominevole, che ha profondamente scosso l'opinione pubblica tunisina ed ha ribadito l'impegno a
far luce sull'episodio, al fine di assicurare i colpevoli alla giustizia. Dal canto suo mons. Lahham ha detto che, una volta fatta chiarezza su quanto accaduto, esprimere il perdono "per andare avanti insieme, in questo paese che ci ama e che amiamo".
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La tv satellitare al Jazira riferisce che a Tripoli forze dell'ordine si sono date a saccheggi di uffici e banche e che tutte le citta' della zona a sud della capitale, Jebal Nafusa, sono i mano ai ribelli.
La sede dei lavori parlamentari a Tripoli il Palazzo del Popolo è in fiamme nella capitale libica: si tratta infatti dell'edificio nel quale si riunisce il Congresso Generale del Popolo, appunto il Parlamento, quando una sua sessione e' prevista nella principale citta' della Libia. Secondo fonti giornalistiche presenti sul posto, "numerosi vigili del fuoco stanno tentando di estinguere" il rogo.
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E' di 18 lavoratori asiatici feriti il bilancio degli scontri registrati nella notte a Tripoli, dove un gruppo di rivoltosi armati ha attaccato un cantiere di una societa' della Corea del Sud. Lo ha riferito l'agenzia d'informazione 'Yonhap', citando un comunicato del ministero degli Esteri di Seul. Alcuni uomini armati ha attaccato il sito nella notte. Al termine degli scontri, che si sono protratti fino all'alba, sono rimasti feriti tre cittadini sudcoreani e 15 del Bangladesh, due dei quali si trovano in gravi condizioni. Nel cantiere di Tripoli attaccato lavorano circa un migliaio di lavoratori del Bangladesh e 40-50 della Corea del Sud.
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In Libia la protesta ha toccato Tripoli, dove ieri sera migliaia di persone si sono scontrate con l'esercito e la polizia. Secondo l'emittente araba Al Jazeera, i morti sarebbero almeno 300 e i feriti 700 nella sola Bengasi, dove alcuni reparti militari si sarebbero ammutinati pur di non sparare contro la folla. Gli ospedali di Bengasi hanno lanciato un appello: non sono piu' in grado di gestire la quantita' di feriti. Le testimonianze che arrivano da questa citta' parlano di ''spaventosa carneficina''. Al Cairo il rappresentante libico presso la Lega Araba si e' dimesso dicendo di condividere le ragioni della rivolta.
Secondo alcune fonti internazionali, il colonnello Muammar Gheddafi avrebbe gia' lasciato la Libia con destinazione il Venezuela del presidente Hugo Chavez. Questa ipotesi si basa sul fatto che ieri sera ha parlato alla tv libica Seif al-Islam, il figlio di Gheddafi che e' considerato il suo erede politico, ammettendo che il paese rischia la guerra civile e sono necessarie profonde riforme. Toccherebbe a lui tentare un'ultima mediazione con i rivoltosi.

domenica 20 febbraio 2011

Dopo due giorni di stop ripresi i voli da Pantelleria

Oltre un centinaio di pendolari erano bloccati da giovedi' scorso a Pantelleria perche' a causa del maltempoerano stati interrotti i collegamenti aerei con Trapani. Il forte vento, infatti non onsentiva i decolli. Ieri le condizioni meteo sono leggermente migliorate e nel tardo pomeriggio un velivolo è partito da Trapani Birgi per raggiungere l'Isola e fare ritorno in serata. Tra i pendolaririmasti a Pantelleria vi erano parecchi insegnanti e impiegati.

venerdì 18 febbraio 2011

Crisi tunisina e libica

Filo diretto Pantelleria – Tunisi - Tripoli
18 febbraio 2011.L'impegno finanziario promesso dall'Europa alla Tunisia e' "importante ma dilazionato nel tempo" e "se paragonato all'Italia non e' molto. Chiediamo che faccia di piu'". Aprendo i lavori del Tavolo Tunisia, svoltosi ieri alla Farnesina, il ministro degli Esteri Franco Frattini torna a parlare di aiuti per il rilancio del Paese del Maghreb attraversato poco piu' di un mese da una rivolta.
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A poco piu' di un mese dalla cacciata di Ben Ali, i blindati dell'esercito, a Tunisi, stazionano ancora davanti al ministero dell'Interno e assistono ad altre manifestazioni che accusano il nuovo governo di essere troppo legato al vecchio regime. Ma si tratta ormai di poche centinaia di persone, e l'happening dura poco. Rispetto ai giorni infuocati della rivoluzione, le novità sono altrove: nella nuova ondata migratoria della scorsa settimana dalle coste, negli assembramenti di chi chiede un lavoro davanti alle Poste della capitale, e nelle porte chiuse dell'hotel Africa. Era il quartier generale dei giornalisti stranieri durante la rivoluzione, ma gli ultimi reporter di Al Jazira lo hanno dovuto lasciare per uno sciopero ad oltranza del personale, spiegano i responsabili della sicurezza davanti all'ingresso ancora blindato.
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Il presidente tunisino deposto Zine al-Abidine Ben Ali e' in gravi condizioni in un ospedale in Arabia Saudita. E’ "in coma" in un ospedale di Gedda, dove era stato ricoverato dopo un ictus.
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Manifestanti anti-Gheddafi hanno dato fuoco a un commissariato di polizia ad Alzentan, a sud-ovest di Tripoli. Nei violenti incidenti hanno preso fuoco anche il tribunale della citta', la sede della Guardia di sicurezza e una sede di comitati rivoluzionari libici, che sostengono Gheddafi. Non ci sarebbero stati morti nei disordini
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Ieri erano stati segnalati ad al Baida due voli provenienti da Tripoli con miliziani giunti per colpire la gente in modo arbitrario. I morti sarebbero 15 e la situazione e' grave. Un volo con a bordo miliziani reclutati da un figlio di Gheddafi , che non sono libici, e' andato a Bengasi, dove una folla si stava radunando davanti al tribunale: circa 10mila e decisi a trascorrervi la notte.
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Sono sette i morti accertati nella citta' libica di Bengasi per le proteste degli ultimi due giorni. A renderlo noto e' il quotidiano libico 'Quryna' che cita fonti della polizia locale. Lo stesso giornale, considerato non ostile al regime di Muammar Gheddafi, sostiene che ci sarebbero anche numerosi feriti e che i manifestanti sarebbero stati colpiti dalle pallottole esplose dagli agenti di polizia per disperdere i manifestanti. Le proteste iniziate martedi' sera, ieri hanno raggiunto picchi di violenza, con manifestazioni in diverse zone di Bengasi come Jalayana, Ras Ubeida, al-Kaysh, via Sidi Abdel Jalil e via dell'Unita'araba, dove per la prima volta ieri sono stati uditi alcuni colpi d'arma da fuoco.
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Si e' conclusa la 'Giornata della Collera', proclamata per ieri da un gruppo di dissidenti per commemorare l'uccisione di quattordici attivisti islamici a Bengasi nel 2006: ma non si sono spente le proteste in Libia, dove anche durante la notte e ancor piu' a partire dall'alba la folla e' tornata in piazza per protestare contro il regime di Muammar Gheddafi e la corruzione dilagante. A Beida, terza citta' del Paese dove ieri i cecchini avrebbero falciato diversi dimostranti, secondo il network pubblico britannico 'Bbc' i contestatori si sarebbero attrezzati montando tende nelle strade per potervi pernottare senza dover interrompere le contestazioni.
Stando a quanto riferito dalla rete televisiva americana 'Cnn', soprattutto a Tripoli sono proseguiti cortei e raduni a favore di Gheddafi.:
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giovedì 17 febbraio 2011

Crisi tunisina e libica

Pantelleria – Tunisi –Tripoli filo diretto
17 febbraio 2011.Nicolas Beau, giornalista francese specialista della Tunisia, conferma oggi sul suo blog che il deposto presidente tunisino Ben Ali ''e' stato vittima di un ictus e trasportato d'urgenza all'ospedale di Gedda. L'ex capo dello stato e' stato ricoverato nel reparto riservato ai principi sauditi sotto falsa identita', per motivi di sicurezza. Il suo stato di salute e' giudicato molto preoccupante''. Secondo le stesse fonti del giornalista francese, Ben Ali sarebbe in coma. Malato da anni, non avrebbe retto alla dura prova della fuga dalla Tunisia: ''Sua moglie, Leila Trabelsi non e' piu' al suo fianco''.
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Il neoministro del Turismo afferma in una intervista al Sole 24 Ore che "abbiamo lanciato una campagna di comunicazione per ricostruire in fretta l'immagine del paese e ci siamo impegnati a garantire la sicurezza dei turisti, fra cui molti italiani". E sulle partenze di massa commenta: "La Tunisia è sempre Africa ed è un paese del sud, i giovani guardano al nord come l'Eldorado, la rivoluzione ha paralizzato l'economia. È molto più facile salire su un barcone che avere la passione di rimanere e costruire. L'Italia è un paese amico ed è il nostro secondo partner commerciale dopo la Francia: la rivoluzione ha sorpreso il mondo ed è stata molto veloce, le nostre forze di polizia erano impegnate a mettere in sicurezza il paese, non avevamo abbastanza uomini per sorvegliare anche le coste. Ora che il problema interno è risolto riusciremo a bloccare o almeno limitare questo flusso come già abbiamo fatto in passato". Invita quindi ad avere "pazienza e comprensione.
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E' dell'85% inferiore alla media il dato delle prenotazioni per le vacanze estive in Tunisia, come rivela la rivista sul commercio dei viaggi. Un brusco calo dovuto alle recenti rivolte nel Paese, che il 14 gennaio scorso sono culminate come le dimissioni del presidente BenmAli, da 23 anni al potere.
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Il governo di transizione tunisino ha già accordato la libertà vigilata a oltre 3mila detenuti,permettendo inoltre ai condannati a morte di beneficiare dei medesimi diritti degli altri prigionieri: lo ha reso noto il Ministero della Giustizia di Tunisi, senza tuttavia precisare se il rilascio interessi detenuti politici o per reati comuni. Il Ministero ha inoltre annunciato che altri detenuti potranno beneficiare dall'amnistia generale che dovrebbe essere proclamata entro breve tempo con un apposito decreto legge. Secondo fonti delle ong nelle carceri tunisine rimarrebbero ancora fra i 300 e i 500 prigionieri politici.
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"Filo spinato a rasoio e guardie armate sul confine non sono riusciti a isolare la Libia: stretta fra la Tunisia ormai libera dal regime di Ben Ali e l'Egitto orfano di Hosni Mubarak, anche la Jamahiriya di Muhammar el Gheddafi ha accusato le scosse del terremoto che stravolge l'intero Maghreb. Non poteva restare immune, E’ presto per pensare a un rivolgimento del sistema a Tripoli, anche perche' l'economia del Paese, grazie al petrolio, va molto meglio di quella dei vicini. La contestazione e' partita a Bengasi, a nord-est, seconda citta' della Libia, da sempre poco amichevole con il colonnello: centinaia di dimostranti sono scesi in piazza per scontrarsi con i sostenitori del governo e con la polizia. Le testimonianze raccolte da Al Jazeera parlano di lacrimogeni, pallottole di gomma e idranti: a fine giornata i feriti sarebbero una quarantina e i morti due, anche se sui siti dei social network come Twitter si da notizia di 'sette martiri'.
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E' di almeno quattro morti il bilancio degli scontri che si sono registrati ieri in Libia tra manifestanti anti-Gheddafi e forze della polizia. Lo riferiscono siti dell'opposizione e organizzazioni non governative libiche all'estero, precisando che gli scontri si sono registrati nella citta' orientale di Al-Baida. Un centinaio sono invcece stati i feriti, colpiti dai gas lacrimogeni e dalle pallottole di gomma sparate dalla polizia. Intanto oggi si terra' nel Paese la 'Giornata della collera' sull'eco delle rivolte in Egitto e in Tunisia con lo stesso obiettivo: rovesciare il leader, Muammar Gheddafi, che in Libia governa da 40 anni.
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Gli oppositori del regime di Muammar Gheddafi hanno lanciato un appello a manifestare oggi in tutta la Libia nella "giornata della collera", ma gli elementi di dissuasione messi in campo dal governo sono molteplici, e gli scontri ad Al Beida, terza citta' nel Paese, dove nella notte ci sarebbero stati diversi morti, evocano il rischio di un duro confronto.La reazione delle forze di sicurezza libica, secondo quanto riportano siti di opposizione questa mattina. si Intanto, la televisione libica ha trasmesso solo immagini di manifestazioni di supporto a Gheddafi e la stampa, anche la più riformista, non ha citato gli scontri di ieri a Bengasi.

mercoledì 16 febbraio 2011

Crisi tunisina: filo diretto Tunisi -Pantelleria

Crisi tunisina
17 luglio 2011. La Guardia costiera ha soccorso sei tunisini su una piccola imbarcazione al largo di Pantelleria. A lanciare l'allarme e' stato l'equipaggio di un motopesca spagnolo che ha informato la sala operativa della Capitaneria di porto. Una motovedetta ha raggiunto l'imbarcazione a circa 13 miglia ad ovest dell'isola, scortandola fino al porto. Una volta a terra, due immigrati sono stati accompagnati all'ospedale Nagar per essere medicati e poi dimessi. I sei tunisini saranno trasferiti a Trapani dai carabinieri.
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Un gruppo di giovani tunisini di tendenza salafita ha organizzato una protesta nel centro di Tunisi per chiedere la chiusura della locale sinagoga. La manifestazione si e' svolta ieri, quando alcune decine gli estremisti islamici hanno percorso in corteo Avenue de la Liberte', per poi radunarsi di fronte al luogo di culto ebraico, scandendo slogan contro gli ebrei e definendoli "assassini e criminali". Alla manifestazione hanno preso parte i giovani militanti del gruppo salafita denominato Hizb al-Tahrir, mentre hanno preso le distanze dalla protesta i membri del gruppo islamico En-Nahda.
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L'Unione europea e' pronta a dare aiuto concreto all'Italia, ma anche alla Tunisia, per fermare lo tsunami di migranti che rischia di abbattersi sulla sponda sud dell'Europa. Da Strasburgo, davanti alla sessione plenaria del Parlamento europeo, e' la Commissaria per gli affari interni Cecilia Malmstrom a prendere l'impegno politico: ''La migrazione e' un problema di tutta la Ue, non una questione bilaterale''. Parla di ''misure concrete'' e annuncia che a favore dell'Italia ci saranno ''aiuti finanziari urgenti'', che il Frontex si sta gia' preparando per la missione. Ma - a fronte dei 100 milioni di euro chiesti dal ministro Maroni per i primi tre mesi - non fa cifre. E deve ammettere che, per ora i funzionari del Frontex giunti in loco sono solo due. Da Berlino, quartier generale dell'agenzia europea per il controllo congiunto delle frontiere, fanno sapere che a pieno regime saranno messi a disposizione ''30-40-50 esperti, alcune navi e un paio di aerei''. Difficile sperare in qualcosa di piu': Malmstrom sottolineache la partecipazione alla missione, in termini di disponibilita' di uomini e mezzi, e' lasciata alla''volontarieta' '' degli stati membri.
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Secondo Mantovano pero' "i cento milioni della Ue non sono sufficienti e, tra l'altro, sono fondi gia' previsti da programmi in atto: ora serve qualcosa di piu'. Bisogna convincersi che Lampedusa e Pantelleria costituiscono si' un confine italiano, ma sono soprattutto un confine europeo, che questo afflusso dipende da fatti esterni ed ' un problema che riguarda l'intera Unione e non solo uno degli Stati membri".Mantovano ha infine sottolineato che "si deve insistere su una ripartizione di risorse per l'accoglienza degli immigrati, proporzionata al peso che deve sopportare ciscun stato membro e infine e' in atto un collegamento stretto tra Italia, Grecia, Malta e Francia per avere una voce unica e significativa in sede europea".
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E potrebbe aprirsi domani anche il fronte libico. Le autorità libiche disporranno oggi la scarcerazione di 110 detenuti islamici, la cui liberazione era stata preannunciata la scorsa settimana. Lo riferisce la tv satellitare 'al-Arabiya'. Nei giorni scorsi Abu Suhayb al-Libiy, uno dei leader del gruppo radicale combattente Jamaa Islamiya, aveva reso noto che i servizi di sicurezza libici avevano comunicato ai suoi compagni in prigione che sarebbero stati rilasciati tra ieri e oggi, in occasione delle festivita' per la nascita del Profeta.
La tempistica di queste nuove scarcerazioni fa pensare a un gesto destinato anche a placare la popolazione, che per il 17 febbraio ha convocato una manifestazione di protesta sulla scia di quelle in Egitto e in Tunisia.

martedì 15 febbraio 2011

Crisi tunisina: filo diretto Tunisi -Pantelleria

Crisi tunisina
15 febbraio 2011 Un gruppo di sette migranti e' stato fermato dai marinai della Guardia Costiera sulla costa occidentale di Pantelleria. Gli immigrati, tutti maschi, sono stati condotti presso il centro di prima accoglienza all'interno della ex caserma dell'Esercito. Il gommone utilizzato e' stato individuato dalla motovedetta incastrato fra gli scogli. Sono in corso le operazioni di recupero.
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"Il meccanismo Frontex dovrebbe intervenire immediatamente cosi' come sono necessarie tutte le risorse politiche di mediazione, e anche economiche, che ci aspettiamo dall'Ue - prosegue Boniver -.L'incontro Frattini Ghannouchi portera' certamente sollievo alla gravissima situazione anche perche' deve essere chiarissimo che, al di la' del cambio di regime, l'Italia considera la Tunisia un partner indispensabile per la stabilita' e la pace in tutta la regione mediterranea".
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E' emergenza sulle coste siciliane e sulle isole dell'arcipelago delle Pelagie. Nuovi sbarchi di clandestini provenienti dalla Tunisia a Pantelleria, Lampedusa e a Marina di Ragusa. Data la gravita' della situazione, il premier Silvio Berlusconi e il ministro degli Interni Roberto Maroni hanno deciso di recarsi oggi congiuntamente in Sicilia.
''Andremo insieme in Sicilia, nel catanese, per visionare una struttura che potrebbe ospitare tunisini arrivati in questi giorni a Lampedusa'', ha annunciato Maroni che continua a chiedere una riunione straordinaria del Consiglioeuropeo per fare il punto sulla situazione. Questa richiesta e' sostenuta da Berlusconi. Per il ministro, l'emergenza di questi giorni e' provocata a cio' che sta accadendo in Tunisia ed Egitto paragonabile oliticamente alla caduta del Muro di Berlino nel 1989. Da qi la polemica con le istituzioni europee di Bruxelles che non aiuterebbero a sufficienza l'Italia nell'affrontare una situazione che potrebbe avere un impatto sociale imprevedibile con l'arrivo di migliaia e migliaia di persone dal Maghreb sulle coste italiane.

lunedì 14 febbraio 2011

Crisi tunisina: filo diretto Tunisi - Pantelleria

Osservatorio Tunisia – Pantelleria
14 febbraio 2011. Agenti di polizia ed esercito controllano gli accessi al porto di Zarzis, da dove nei giorni scorsi sono partiti migliaia di tunisini per raggiungere le coste italiane, ma che da ieri e' presidiato dall'esercito. Nessuna partenza ieri e probabilmente nemmeno oggi, dice la gente sul posto, anche alla luce del fatto che sulla costa c'e un forte vento.
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Salgono a undici gli immigrati fermati a Pantelleria dopo lo sbarco avvenuto intorno alle 5.30 di questa mattina. I carabinieri ne avevano bloccati subito cinque; poi sono stati rintracciati altri sei tunisini che si erano allontanati. Continua, intanto, come riferisce la Guardia costiera, il monitoraggio nel Canale di Sicilia dopo la segnalazione di due barconi in acque tunisine e in avvicinamento verso l'Italia. L'ultimo sbarco a Lampedusa ieri sera: circa 200, al termine dell'ennesima giornata convulsa contrassegnata da un migliaio di arrivi.
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Intanto l'emergenza immigrati in Italia detta l'agenda del ministro degli Esteri Franco Frattini, che tra le visite lampo in programma per oggi in Siria e Giordania sugli scenari del dopo-Mubarak, ha inserito all'ultimo momento una tappa serale in Tunisia, dove la 'rivoluzione dei gelsomini' ha alimentato un flusso ininterrotto di clandestini verso le coste italiane: oltre 4 mila nel giro di pochi giorni. A Tunisi Frattini incontrera' il Primo Ministro tunisino, Mohammed Ghannouchi, mentre al presidente siriano Bashar Al-Assad e al re di Giordania Abdullah II, il titolare della Farnesina intende proporre un ''Piano Marshall per il Mediterraneo in modo da promuovere economicamente'' la transizione democratica in Egitto e Tunisia.
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"La Sicilia e' in grado di ospitare tutti gli immigrati che in queste ore stanno affluendo dalla Tunisia. Non ci sara' bisogno di mandarli in altre parti d'Italia". Ad affermarlo, in un'intervista al Messaggero, e' il prefetto di Palermo, Giuseppe Caruso, nominato Commissario straordinario per
l'emergenza immigrati. La crisi tunisina - dice - e' una catastrofe umanitaria, come dopo un terremoto".
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Roberto Cota, governatore leghista del Piemonte, guarda con grande preoccupazione alla nuova ondata di sbarchi di clandestini a Lampedusa: "Non possiamo certo spacciare per rifugiati politici tutti quelli che arrivano, bisogna vedere caso per caso; chi non lo è, chi magari è appena uscito di galera, va respinto".

domenica 13 febbraio 2011

Guasto ai trghetti. Pantelleria protesta

Con una letteraindirizzata a varie istituzioni, il vice sindaco di Pantelleria(Tp), Fabrizio D'Ancona, lamenta l'assenza di collegamentimarittimi tra l'isola e la Sicilia, dopo l'ennesimo guasto al mototraghetto Pietro Novelli costretto ieri a invertire la rotta e rientrare a Trapani. ''Dopo il guasto alla nave traghetto Paolo Veronese - scrive- Pantelleria e' rimasta senza alcun collegamento a mezzo navi del vettore Siremar per quasi un mese. Infatti, il moto traghettoPalladio che ufficialmente era stato assegnato in sostituzione alla linea Trapani Pantelleria e viceversa per soli tre giorni la settimana, ha assicurato il collegamento per soli quattro giorni complessivi, creando notevoli disagi agli utenti in quanto, tra l'altro, non ha rispettato gli orari di partenza previsti alle ore 24 costringendo l'utenza viaggiante all'attesa anche sino alle 4 del mattino''. Il vice sindaco aggiunge: ''Ieri, era stata annunciata la ripartenza del mototraghetto Pietro Novelli, piu' volte dichiarato in disarmo ma ripetutamente rianimato e rimesso sullatratta, che doveva stabilmente garantire. Ieri, dopo poche ore di navigazione, l'ennesimo guasto tecnico costringe il PietroNovelli con carico di merci e passeggeri, ad invertire la rottaper far ritorno al porto di Trapani''. COM-APE/GIU12-FEB-11 12:33 NNNN

Crisi tunisina: filo diretto Tunisi -Pantelleria

Osservatorio Tunisia – Pantelleria
13 febbraio 2011. La nuova ondata di sbarchi di immigrati clandestini non riguarda solo l'isola di Lampedusa. All'alba di oggi sono sbarcati a Pantelleria otto extracomunitari. I clandestini dovrebbero essere mandati in giornata a Trapani.
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''Di tutto c'e' bisogno meno che dello sciacallaggio politico nei confronti del Governo Italiano alle prese con un esodo di migranti dalla Tunisia di proporzioni bibliche''. Lo dichiara la filopante 'on Margherita Boniver, deputato del Pdl e presidente del Comitato Schengen. ''Giusta la proclamazione dello stato d'emergenza, come altrettanto giusta e' la richiesta all'Europa di un'immediata condivisione per l'ennesima tragedia che si e' consumata nel Mediterraneo e che ci lascia sgomenti. Ora - prosegue Boniver - e' piu' che ovvio che serva un'impegno per l'accoglienza temporanea di questo flusso incontrollato che bisogna arginare anche attraverso i buoni rapporti politici che da sempre legano l'Italia alla Tunisia e a tutti i paesi del Mediterraneo''.
''Venerdi' prossimo -annuncia l'esponente del Pdl - il Comitato Schegnen si rechera' a Crotone per verificare in prima battuta quali sono le dimensioni di questo esodo e quali risposte bisogna dare a questa emergenza umanitaria''.
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Uno sciopero senza preavviso proclamato dal personale di volo della Tunisair ha causato oggi, per il secondo giorno consecutivo, l'annullamento dell'unico collegamento tra Roma e Tunisi di questo periodo. I passeggeri del volo odierno diretti a Tunisi sono stati sistemati su un volo dell'Alitalia.
Lo sciopero di hostess e steward si inserisce in un quadro di agitazioni sindacali, sia nel settore pubblico che in quello privato, iniziate subito dopo la rivoluzione che ha fatto fuggire l'ex presidente Ben Ali. Anche alla luce dei bassi livelli retributivi finora praticati nel paese, molti lavoratori, sia nelle aziende che appunto nel settore pubblico, si sono in questi giorni organizzati anche autonomamente - secondo quanto riferiscono operatori italiani in Tunisia – per le loro rivendicazioni relative ai salari e alle condizioni di lavoro, spesso scavalcando cosi' la centrale sindacale di Ugtt, che e' stato il sindacato unico durante il periodo di Ben Ali.

venerdì 11 febbraio 2011

Crisi tunisina: filo diretto Tunisi -Pantelleria

Osservatorio Tunisia – Pantelleria
11 febbraio 2011 "C'e' il rischio di una vera e propria emergenza umanitaria, con l'arrivo di centinaia di persone sulle
coste italiane in fuga dai paesi del Maghreb". Lo ha detto il ministro dell'Interno Roberto Maroni, parlando con i giornalisti a Venezia. "La crisi di quei paesi sta provocando una fuga di massa, in particolare dalla Tunisia verso l'Italia", ha sottolineato Maroni, che in merito agli ultimi frequenti sbarchi a Lampedusa, ha spiegato: "Ho gia' convocato per giovedi' prossimo un Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza al quale ho invitato anche il ministero degli Esteri per decidere le misure piu' idonee e ho chiesto anche il coinvolgimento della Commissione Europea". Secondo il ministro dell'Interno "gli strumenti necessari per risolvere la situazione non possono essere messi in campo solo dall'Italia".
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Si e' riaperta ''l'autostrada del mare'' nel Canale di Sicilia. A solcarla sono stati, negli ultimi giorni, decine di barconi di migranti in fuga dalla Tunisia, dopo la caduta del regime di Ben Ali, verso le coste siciliane. E per fronteggiare la nuova emergenza il ministro degli Esteri, Franco Frattini, invoca un ''Piano Marshall dell'Europa per il Mediterraneo''.
Meta preferita di questo esodo dal nord Africa sono le isole Pelagie e Pantelleria. Negli ultimi due giorni sono giunti oltre 500 extracomunitari in diversi sbarchi. Si susseguono, anche le segnalazioni di altre ''carrette'', finora sei, in arrivo, con centinaia di migranti a bordo. Pantelleria, che dista poche decine di miglia dalle coste tunisine, sta diventando meta degli sbarchi di gente in fuga. Un gommone con sette extracomunitari e' stato soccorso al largo dell'isola da una motovedetta della Capitaneria di Porto, dopo una segnalazione da parte di una nave mercantile. Gli immigrati sono stati accompagnati in ospedale per un principio di assideramento. E poi trasferiti a Trapani con il traghetto di linea.
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Dal porto di Zarzis (sulla costa sud della Tunisia) sono partiti diretti verso l'Italia, tra lunedi' e martedi', dodici battelli con a bordo un migliaio di giovani clandestini. Lo riferisce l'edizione odierna del quotidiano francofono La Presse, asserendo che il tutto è avvenuto (ed avviene) alla luce del sole, con gli intermediari che vendono i passaggi rilasciando "regolari" biglietti di imbarco.
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Proseguono contestazioni e atti di violenza in Tunisia dopo le ultime proteste nei giorni scorsi contro i governatori nominati una settimana fa. A Sidi Thabet, nel governatorato dell'Ariana (periferia nord di Tunisi), un centinaio di persone hanno assaltato il commissariato di polizia "senza alcun motivo", secondo quanto specificato da una nota del ministero dell'Interno.
Gli assalitori hanno ferito un agente, distrutto documenti e danneggiato la sede. Incendiata anche un'auto di proprietà di un poliziotto. L'intervento di un'unità dell'esercito ha messo in fuga gli aggressori, due dei quali sono stati arrestati. Il posto di polizia era già stato assaltato e incendiato nei primi giorni della rivolta popolare in Tunisia. A Tozeur (alle porte del Sahara), martedi' notte, un gruppo di giovani mascherati ha lanciato bottiglie incendiarie contro un edificio della guardia nazionale. Gli agenti hanno messo in fuga gli aggressori sparando colpi di arma da fuoco a scopo intimidatorio. Altri tentativi di incendio, non riusciti, hanno invece preso di mira il posto di polizia di Sfax sud. A Sousse, gruppi armati hanno attaccato ancora una volta delle scuole, seminando il panico. Polizia ed esercito sono intervenuti, arrestando "un gran numero di agitatori".

giovedì 10 febbraio 2011

Crisi tunisina: filo diretto Tunisi -Pantelleria

Osservatorio Tunisia – Pantelleria
10 febbraio 2011. Il presidente tunisino ad interim, Fued Mebazaa, ha annunciato l'apertura "prossimamente" di "negoziati sociali su scala nazionale", in un discorso alla tv nazionale, qualche ora dopo essere stato investito dal Parlamento del potere di emettere decreti-legge. E' la prima volta che il presidente si rivolge direttamente ai tunisini dalla sua entrata in carica lo scorso 15 gennaio, all'indomani della fuga all'estero del presidente Ben Ali. "Questi negoziati sociali saranno la miglior cornice di dialogo e concertazione entro la quale regolare la situazione sociali di tutte le categorie del popolo e di tutti i settori", ha detto Mebazaa che ha rivolto un appello ai suoi compatrioti "di essere pazienti". "Le vostre richieste sono legittime, ma dovete capire la situazione difficile con la quale il paese deve confrontarsi", ha spiegato il presidente ad interim
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“I Fratelli Musulmani sono pericolosi, non fanno gli interessi del popolo, ne' quelli della religione, ne' quelli del dialogo''. A sostenere il rischio di una ''islamizzazione fondamentalista'' in Egitto e Tunisia non e' stato un politico europeo conservatore, ma l'imam della moschea Al-Wahid di Milano, Yahya Pallavicini, a margine del seminario organizzato dal Ppe al Parlamento europeo sulle politiche di integrazione e inclusione dell'islam in Europa.
La ventata di rivoluzione che sta attraversando la regione, secondo l'imam non ha fondamento religioso. ''La maggioranza che vuole il cambiamento - ha affermato - lo vuole solo per motivi civili e culturali, per affermare se stessa. D'altra parte in entrambi i paesi la religione non e' mai stata una problematica particolarmente importante. Ma condivido i timori di chi pensa che ci possano essere personaggi e movimenti legati alla Fratellanza musulmana che vogliono approfittare della situazione e che abbiano come obiettivo quello di infiltrarsi''
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Con la situazione di instabilita' in Tunisia "c'e' il rischio che gli ultimi sbarchi sulle costeitaliane in questi giorni abbiamo portato molti evasi dalle carceri, e che vi possano essere degli infiltrati di Al Qaeda del Maghreb". Lo ha detto il ministro dell'Interno Roberto Maroni, parlando con i giornalisti al Senato. Per il titolare del Viminale la situazione "non e' di allarme rosso, ma potrebbe diventarlo".

mercoledì 9 febbraio 2011

Crisi tunisina: filo diretto Tunisi - Pantelleria

Finalmente sono tornati i quotidiani nelle edicole del centro. Ma per Pantelleria è impossibile trascurare quanto accade nella dirimpettaia Tunisia. Per sopperire al mancato arrivo dei quotidiani nelle contrade continueremo ad informare sull’evoluzione della crisi tunisina.

9 febbraio 2011. Nuova ondata di sbarchi di immigrati tunisini tra ieri sera e questa mattina tra le isole di Lampedusa, Linosa e Pantelleria. L'ultimo sbarco e' di questa mattina alle 8 con l'arrivo di piu' di cento immigrati magrebini sulle coste di Lampedusa. Non si conosce ancora il numero esatto degli sbarcati ne' la loro nazionalita', ma si pensa che anche questa volta si tratti di tunisini. Sono infatti tunisini gli altri circa cento immigrati sbarcati tra ieri e la notte scorsa.
I primi ad arrivare sono stati tre tunisini, intercetti dalla Guardia di finanza a mezzo miglio da Lampedusa nella tarda mattinata di ieri. Altri cinque sono stati avvisati nelle acque antistanti Pantelleria ma sono stati poi fatti sbarcare dalla Capitaneria di porto a Lampedusa. Poco prima della mezzanotte di ieri sono sbarcati altri 38 tunisini, intercettati dalla Guardia di finanza.
Altri 13 sono stati fermati a Lampedusa e poco dopo le 3 della notte 48 immigrati sono sbarcati al porto vecchio di Lampedusa. Sono complessivamente piu' di 200 gli immigrati tunisini sbarcati in poco meno di 24 ore sulle coste siciliane.
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Manifestazioni di protesta contro i governatori nominati la settimana scorsa al posto di quelli che occupavano la carica sotto il regime di Ben Ali, si sono tenute anche in altre citta' della Tunisia . Anche a Monastir, poso distante da sousse, i dimostranti hanno chiesto le dimissioni del neo governatore e cosi' pure a Medenine, nel sud del Paese. Nel bacino minerario della Tunisia centro-occidentale, gia' domenica scorsa i militari avevano dovuto proteggere e portar via sotto protezione dai suoi uffici il governatore di Gafsa, Mohamed Gouider. I 24 governatori delle province tunisine compromessi col passato regime erano stati sostituiti mercoledi' scorso, ma le nuove nomine sono state subito contestate, perche' 19 dei neo-governatori erano membri o simpatizzanti dell'Rcd ''Il popolo sa leggere i curriculum vitae'' commentava ironicamente oggi il quotidiano La Presse de Tunisine.
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Sono 234 le persone morte in Tunisia nelle proteste contro il regime di Zine El Abidine Ben Ali, cominciate a meta' dicembre. Lo ha riferito una fonte ufficiale, aggiungendo che i feriti sono 510. La cifra delle vittime comprende otto poliziotti e 74 detenuti morti in carcere. Secondo l'ultimo bilancio delle Nazioni Unite i morti erano 219.

martedì 8 febbraio 2011

Crisi tunisina: filo diretto Tunisi - Pantelleria

Finalmente sono tornati i quotidiani nelle edicole del centro. Ma per Pantelleria è impossibile trascurare quanto accade nella dirimpettaia Tunisia. Per sopperire al mancato arrivo dei quotidiani nelle contrade continueremo ad informare sull’evoluzione della crisi tunisina.

8 febbraio 2011. La guardia costiera di Pantelleria ha intercettato una barca di 12 metri, con a bordo 47 clandestini, a circa 3 miglia al largo dell’isola. A lanciare l'allarme e' stato un peschereccio. L'imbarcazione e' stata scortata fino al porto di Pantelleria. Gli immigrati sono stati condotti a Trapani nel centro di primo soccorso. Quattro uomini, i presunti scafisti, sono stati arrestati dai carabinieri.
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Il ministero della Difesa tunisino ha deciso ieri sera di richiamare i riservisti in pensione da cinque
anni e soldati di leva, segnale di una tensione persistente nel Paese. Secondo un comunicato ufficiale, trasmesso dall'agenzia di stampa Tap, il ministero ha chiamato i militari in andati in pensione tra il 2006 e il 2010 e quelli di leva dalla fine del 2008 e tutto il 2009 a presentarsi "nei centri regionali di leva e di mobilitazione più vicini ai loro luoghi di residenza, dal 16 febbraio ". L'esercito tunisino conta circa 45.000 uomini. Dalla caduta del presidente Ben Ali il 14 gennaio, il governo di transizione di Mohammed Ghannouchi deve fronteggiare forti tensioni e contestazioni, prima a Tunisi e poi un po' ovunque in provincia. Molti membri del governo hanno parlato in questi ultimi giorni di un "complotto" contro la rivoluzione che, secondo loro, sarebbe opera di sostenitori o uomini di Rcd (Raggruppamento Costituzionale Democratico) dell'ex presidente, partito che è stato sospeso domenica.
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La Camera dei deputati tunisina ha approvato un progetto di legge che conferisce pieni poteri al presidente ad interim Fouad Mebazaa per la gestione della fase di transizione politica. Lo scrive l'agenzia ufficiale tunisina Tap, spiegando che, in particolare, e' stato conferito al presidente il potere di legiferare per decreti, evitando quindi di dover ottenere per ogni riforma il voto del parlamento, ancora dominato dai deputati dell'ex partito del deposto presidente Zine el-Abidine Ben Ali. La misura e' stata approvata a larga maggioranza, con 177 voti a favore e 16 contrari, ma necessita ancora del via libera del Senato.
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Il 97,6% dei tunisini sono ottimisti sul futuro del Paese nel post-Ban Ali. Lo rileva un sondaggio di opinione realizzato da Sigma Conseil, presentato come il primo in assoluto effettuato in Tunisia.
Degli intervistati (un campione di 1.250 persone di età superiore a 18 anni e di tutte le categorie sociali), il 91% ritiene che la rivoluzione abbia migliorato l'immagine della Tunisia e il 97% e' disposto ad affrontare sacrifici che il periodo di transizione comporta.
Per il 95% degli interpellati i principali attori della rivoluzione sono stati i giovani, quindi i meno abbienti (87%) ed i disoccupati (85%); e' ritenuto determinante anche il ruolo dell' esercito (91%), contro il 46% del sindacato (allora unico) Ugtt.
Per cio' che riguarda la politica, il governo di transizione gode della fiducia del 68%, con un 62% che si e' espresso favorevolmente sull'attuale primo ministro Mohamed Ghannouchi; per il 17,2%, invece, il governo attuale dovrebbe andarsene immediatamente. Poco lusinghiera la percentuale di fiducia nella polizia (51%), contro il 79% dell' esercito.
Nel campo della politica emerge tuttavia ancora la maggiore incertezza, che riguarda le elezioni previste fra sei mesi: sebbene il 95% degli intervistati abbia affermato che intende recarsi alle urne, il 75% ha dichiarato di non avere ancora un'idea chiara su chi votare. Tra i politici che hanno riscosso qualche consenso vi sono Nejib Chebbi -esponente del Pdp e attuale ministro per lo Sviluppo regionale- (8%), Rachid Ammar -capo di stato maggiore dell'esercito tunisino- (4,4%) e il primo ministro Mohammed Ghannouchi (3,7%). Ora come ora il partito più conosciuto è l'Rcd, seguito da Ennahdha (partito islamico messo fuori legge da Ben Ali) e Pdp, ma il 48% ammette di non conoscerne nessuno (58% per le donne). .

lunedì 7 febbraio 2011

D'Ali; no a trivellazioni al largo di Pantelleria

E' necessario ''attivare le aereeprotette internazionali gia' previste dalla convenzione diBarcellona e controllare i traffici marittimi''. Lo ha detto ilpresidente della Commissione Ambiente del Senato, Antoniod'Ali', commentando le anticipazioni diffuse dai ricercatoridell'Ispra secondo i quali il Canale di Sicilia e' un ''puntoprivilegiato per la biodiversita' del Mediterraneo'' ma ''arischio a causa delle recenti ricerche per l'avvio ditrivellazioni petrolifere a largo di Pantelleria''. ''Occorre quindi che il Governo italiano si attivi anche nelle opportune sedi internazionali - ha continuato d'Ali' -perche' vi sia una protezione ampia e globale di quel tratto dimare e dell'intero Mediterraneo. Alla luce di cio' si rendesempre piu' urgente l'accelerazione delle procedure per laistituzione del parco nazionale di Pantelleria e della sua areamarina protetta superando ogni residua perplessita'strumentalmente sollevata in sede locale''.

Crisi tunisina: filo diretto Tunisi - Pantelleria

Finalmente sono tornati i quotidiani nelle edicole del centro. Ma per Pantelleria è impossibile trascurare quanto accade nella dirimpettaia Tunisia. Per sopperire al mancato arrivo dei quotidiani nelle contrade continueremo ad informare sull’evoluzione della crisi tunisina.

7 febbraio 2011 ''Un Paese democratico e islamico, donne al potere, copti presidenti, liberta' di informazione''. E' questa la Tunisia immaginata fra un paio d'anni da Rashid Ghannouchi, fondatore del Nahda, i Fratelli Musulmani tunisini, e descritta in un'intervista alla Stampa a una decina di giorni dal suo rientro nel Paese dopo la fuga di Ben Ali'.
A chi ha paragonato il suo rientro a quello di Khomeini nella Teheran del 1979, Ghannouchi risponde di non essere Khomeini: ''Sono sunnita e non sciita, la Tunisia e' assai piu' piccola dell'Iran, non ho alcuna ambizione a diventare presidente del Paese e neppure ministro o deputato. Detto questo, sono felice d'essere stato accolto da diecimila tunisini, molti dei quali giovani. Tra le ragazze ce n'erano anche diverse senza velo''.
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Il ministro degli Interni della Tunisia, Fahrat Rajhi, ha sospeso tutte le attivita' dell'ex partito di governo del deposto presidente Zine El Abidine Ben Ali. In un comunicato diffuso dall'agenzia di
stampa ufficiale Tap si legge che Rajhi ha anche intenzione di sciogliere il partito, il Raggruppamento costituzionale democratico. La decisione, si legge nel testo, è stata presa per ''l'estrema urgenza'' della situazione. Il governo di Ben Ali, al potere da 23 anni, è stato costretto a dimettersi il 14 gennaio scorso. Le tensioni, pero', restano alte, con manifestazione mirate a chiedere la rimozione di tutti i rappresentanti dell'ex regime.
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Violenti scontri, sabato pomeriggio, a Le Kef, dopo i funerali dei due giovani morti ieri durante gli scontri ieri fra manifestanti e polizia. Un migliaio di persone, dopo aver percorso le strade della citta' chiedendo giustizia, hanno assaltato e incendiato il distretto della sicurezza nazionale di El Kamel, la sede della polizia stradale e l'ufficio dell'amministrazione finanziaria. Una decina di arrestati, rinchiusi nel posto di polizia, sono stati tratti in salvo dai dimostranti prima che le fiamme lo distruggessero. La polizia ha fatto uso di candelotti di gas lacrimogeni e sparato colpi d'arma da fuoco a scopo intimidatorio. La citt&, per un paio d'ore, si trasformata in un campo di battaglia. Una fonte medica dell'ospedale di Le Kef ha detto che sono state ricoverate 12 feriti, mentre altri trenta manifestanti presentavano sintomi di asfissia dovuti ai gas lacrimogeni. L'esercito ha di nuovo bloccato un tentativo di assalto al carcere.

venerdì 4 febbraio 2011

Crisi tunisina: filo diretto Tunisi - Pantelleria

Finalmente sono tornati i quotidiani nelle edicole del centro. Ma per Pantelleria è impossibile trascurare quanto accade nella dirimpettaia Tunisia. Per sopperire al mancato arrivo dei quotidiani nelle contrade continueremo ad informare sull’evoluzione della crisi tunisina.

4 febbraio 2011 “Le rivolte in Tunisia e in Egitto sono di matrice islamica e il Medio Oriente è diretto verso una nuova democrazia islamica che non è di certo quella americana voluta dall'Occidente''. E' quanto ha detto oggi il presidente del Parlamento iraniano, Ali Larijani, durante il discorso tenuto nella città di Babolsar, nel nord della Repubblica islamica. Larijani, rivolgendosi agli Stati Uniti, ha detto: ''non è affar vostro quello che sta succedendo in Egitto. Un giorno vi svegliate e dichiarate di voler appoggiare il popolo egiziano, mentre il giorno successivo vi schierate con il loro dittatore. Ma mi chiedo chi vi concede tale diritto di interferire negli affari interni di un altro paese? Voi volete instaurare una democrazia occidentale nei paesi mediorientali, ma questo non sarà possibile perché in Egitto, come in Tunisia, si sta vivendo una rinascita islamica che darà vita a un nuovo Medio Oriente improntato su una democrazia islamica''. Larijani ha infine affermato che gli occidentali non riusciranno questa volta a nascondere agli occhi del mondo il risveglio islamico in Medio Oriente, ''perché la umma islamica ha ormai raggiunto una certa maturità politica e presto sarà in grado di governare su se stessa, liberandosi dalle dittature imperanti''.
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Le rivolte in Tunisia e in Egitto rappresentano un "segno del risveglio islamico" nel mondo. Lo ha
affermato la guida suprema dell'Iran, Ali Khamenei, durante la preghiera del venerdì all'università di Teheran..
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L'attuale governo tunisino, che si è formato sulle ceneri dell'esecutivo guidato da Ben Ali fino al 14 gennaio scorso, ''è instabile''. Quello che serve al Paese, spiega il leader dell'opposizione islamica Rachid Ghannouchi, ''è un vero governo di unita' nazionale che includa tutti i partiti, le istituzioni della societa' civile, i sincadati dei lavoratori e degli avvocati, senza escludere nessuno''.
Rientrato a Tunisi dopo 20 anni di esilio, il leader di al-Nahda è stato accolto da migliaia di persone all'aeroporto. Ma ''il sostegno che ho visto non cambia la mia decisione '' di non candidarsi alla presidenza della Tunisia, spiega in un'intervista ad al-Jazeera. E questo perché ''i tunisini hanno bisogno di una leadership piu' giovane e ci sono generazioni piu' giovani in al-Nadha che possono essere piu' appropiate''.
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La Tunisia ha sostituito tutti e 24 i governatori regionali, nel quadro dei provvedimenti presi per smantellare la struttura di potere del deposto presidente Zine el Abidine Ben Ali. Lo ha annunciato ieri l'agenzia di stampa ufficiale Tap. Il primo febbraio scorso il ministero dell'Interno aveva obbligato alla pensione anticipata 30 dirigenti della polizia particolarmente compromessi con il regime di Ben Ali. Il 27 gennaio il primo ministro Mohammed Ghannouchi aveva annunciato il nuovo governo, 'purgato' dai ministri di Ben Ali, che guidera' il Paese fino alle elezioni, previste fra sei mesi.

giovedì 3 febbraio 2011

Crisi tunisina: filo diretto Tunisi -Pantelleria

Finalmente sono tornati i quotidiani nelle edicole del centro. Ma per Pantelleria è impossibile trascurare quanto accade nella dirimpettaia Tunisia. Per sopperire al mancato arrivo dei quotidiani nelle contrade continueremo ad informare sull’evoluzione della crisi tunisina.
3 febbraio 2011 - Questo Cpnr provvederà a "preparare testi, decreti e leggi provvisorie (...) nell'attesa della nuova costituzione". Il Fronte del 14 gennaio, che riunisce in particolare il Partito comunista operaio tunisino (Pcot) e il Partito socialista di sinistra (Psg), sottolineano il pericolo che la rivolta popolare sia messa a tacere se l'"ancien regime" mantenesse il potere. Malgrado il grande repulisti annunciato ieri sera alla testa della polizia, continuano a levarsi voci contro il mantenimento alla guida del governo di Mohammed Ghannouchi, in carica da undici anni, e la composizione del Parlamento, predominato all'80 per cento dal partito di Ben Ali.
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L'asse franco-tedesco torna al centro della scena europea. Al vertice Ue di venerdi' prossimo Angela Merkel e Nicolas Sarkozy presenteranno una proposta per la creazione di un Patto di competitivita' destinato a tradurre in pratica la tanto decantata e attesa governance economica dell'eurozona.
Il progetto di Berlino e Parigi, a quanto si e' appreso, e' articolato in sei punti e dovra' essere applicato in 12 mesi. L'iniziativa non e' piaciuta al presidente della Commissione Ue, Jose' Manuel Barroso. Sempre meno in sintonia con i suoi due 'grandi elettori' e con le loro 'voglie' di direttorio, Barroso ha messo in guardia contro i rischi legati alla nascita di un sistema rinforzato di governance economica ''al di fuori del quadro comunitario''.
Ma Francia e Germania sono determinate ad andare avanti. Al vertice di venerdi' - convocato inizialmente per discutere di energia e innovazione e chiamato ora a pronunciarsi con urgenza su quanto sta accadendo in Egitto e Tunisia - si discuterà dell'ampliamento dell'Efsf, il fondo salva-Stati, e della riforma del Patto di stabilita'.
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"Credo che in questo momento il lavoro della commissione di Venezia possa essere offerto come contributo in Tunisia nella fase cruciale della preparazione di elezioni libere - ha affermato il ministro Frattini -.Dobbiamo ribaltare la convinzione, che c'e' nelle fasce popolari, che le politiche di Europa e Stati uniti hanno seguito un doppio standard: l'idea che la democrazia porti stabilita' nei paesi a est dell'Europa e possa portare instabilita' nel sud del Mediterraneo. Dobbiamo essere chiari: la democrazia porta sempre stabilita', e' sempre condizione per sviluppo e crescita". Infine un invito a seguire una "politica dei visti" nei confronti di "giovanti, studenti e laureati", per dare loro "possibilita' di esperienze nell'area settentrionale" del Mediterraneo.

Al via prenotazioni Siremar

Al via le prenotazioni della Siremar. La compagnia regionale siciliana in amministrazione straordinaria comunica che da oggi sono aperte alla vendita le partenze fino al 31 dicembre 2011 dei seguenti collegamenti: nave da Napoli verso le Isole Eolie e Milazzo; nave ed aliscafo da Milazzo verso le Isole Eolie; nave ed aliscafo da Palermo ad Ustica; nave ed aliscafo da Trapani verso le Isole Egadi; nave da Trapani a Pantelleria; nave da Porto Empedocle verso le Isole Pelagie.
Prenotazioni e acquisto dei biglietti possono essere effettuati presso le agenzie di scalo e gli uffici viaggio autorizzati. L'utente interessato puo' trovare subito l'agenzia piu' comoda cui rivolgersi sul sito internet www.siremar.it, cliccando prima su ''area passeggeri'' e poi su ''informazioni utili''. Sul sito stesso il passeggero puo' anche effettuare da solo il proprio preventivo di spesa. Un call center dedicato e' inoltre disponibile per informazionial numero 199 11 88 66.

mercoledì 2 febbraio 2011

Parco di Pantelleria: si lavora per l'intesa finale

tiamo lavorando per avere l'intesa della Regione Sicilia per istituire il parco a Pantelleria enell'Arcipelago delle Egadi. Stefania Prestigiacomo, ministro dell'Ambiente, commenta cosi' i risultati del progetto'Biodiversita' Canale di Sicilia', programma di ricercafinanziato dal ministero dell'Ambiente e svolto da un gruppo diricercatori dell'Ispra. Il Canale di Sicilia - riferisce l'Ispra - e' un'area "diincredibile ricchezza naturale" che oggi e' pero' "a rischio,visto che di recente sono state avviate trivellazioni che hannoindividuato ricchi giacimenti petroliferi nella zona diPantelleria e in altri tratti del Canale di Sicilia". Per tutelarlo, "e' necessario fermare le trivellazioni e creareun'area marina protetta", segnala lo studio Ispra. L'esito del programma di ricerca Ispra sul Canale di Sicilia"certamente ha ragione laddove si dice che bisogna aumentare learee protette - afferma Prestigiacomo conversando con i giornalisti alla Camera- tant'e' che noi stiamo lavorando per avere l'intesa della Regione Sicilia per istituire il parco aPantelleria e nell'Arcipelago delle Egadi".

Crisi tunisina: filo diretto Tunisi -Pantelleria

Finalmente sono tornati i quotidiani nelle edicole del centro. Ma per Pantelleria è impossibile trascurare quanto accade nella dirimpettaia Tunisia. Per sopperire al mancato arrivo dei quotidiani nelle contrade continueremo ad informare sull’evoluzione della crisi tunisina.

2 febbraio 2011. Il movimento islamico tunisino Ennahda (Rinascita) ha depositato ieri presso il ministero dell'Interno la richiesta ufficiale per la sua legalizzazione. Lo ha riferito all'Afp un portavoce dello stesso movimento, ''Siamo stati privati dei nostri diritti per oltre vent'anni e ci aspettiamo che questa situazione cambi'', ha detto, aggiungendo che Ennahda conta di organizzare un congresso nei prossimi mesi per designare il suo nuovo presidente, al posto del suo fondatore e capo storico Rachid Ghannouchi, rientrato in Tunisia la scorsa domenica dopo oltre 20 di esilio. Al suo arrivo, accolto da migliaia di persone, Ghannouchi ha annunciato che non intende candidarsi alle elezioni presidenziali post-Ben Ali.
Il movimento islamico Ennahda e' stato posto fuori legge da Ben Ali e durante gloi oltre vent'anni di regime dell'ex presidente, molti dei suoi sostenitori - fino a 30mila secondo alcune fonti - sono stati arrestati e perseguitati. Centinaia costretti all'esilio.
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Il governo di transizione tunisino ha approvato ieri l'adesione della Tunisia alla convenzione internazionale contro la tortura e a tre altri protocolli internazionali sui diritti umani. Lo ha annunciato il portavoce dello stesso governo, Taieb Baccouche.
Saranno inoltre ''esaminate'' le ''riserve'' poste dalla Tunisia ai tempi del regime di Ben Ali su altre convenzioni internazionali riguardanti la pena di morte, l'infanzia e la convenzione per l'eliminazione di tutte le forme di discriminazione verso le donne.
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L'ex ministro dell'Interno tunisino Rafik Hadi Kacem, rimosso lo scorso 12 gennaio e da allora agli arresti domiciliari, e' stato portato in carcere. Lo ha reso noto oggi il suo successore Farhat Rajhi. Kacem era stato deposto dal premier Mohamed Ghannouchi due giorni prima che il presidente Ben Ali fuggisse all'estero a seguito della rivolta popolare.
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Sono oltre 200 i morti nella rivoluzione tunisina secondo la missione Onu inviata nel Paese per valutare le conseguenze dei disordini che hanno portato alla caduta del regime di Ben Ali. Ma giorni dopo l'annuncio del nuovo esecutivo di transizione il Paese e' ancora in preda all'instabilita' e scosso dai numerosi episodi di violenza, veri e propri atti criminali che arrivano fino al centro della capitale. Mentre la notizia di un incendio appiccato a una sinagoga nel sud del Paese che aveva suscitato timori di una nuova deriva 'religiosa' nelle violenze e' stata smentita in serata.
Il capo della missione Onu, Bacre Waly Ndiaye, ha comunicato oggi che sono stati 219 in tutto i morti durante la rivolta, e 510 i feriti. Tra questi le vittime degli scontri sono state 147, mentre 72 persone sono morte nelle rivolte delle prigioni, da cui sono fuggiti anche molti detenuti, fino a 11 mila aveva reso noto il governo nei giorni scorsi. La paura pero' e' cresciuta ancora oggi con le ore e con il susseguirsi di aggressioni criminali, in cui gruppi di uomini mascherati e armati di coltelli e bastoni hanno assaltato negozi, caffe', anche scuole terrorizzando i clienti e spesso portando a termine anche rapine. Gli assalti a diversi istituti scolastici in piu' parti del Paese hanno costretto alla fuga studenti e insegnanti. Anche a Cartagine, uno dei quartieri piu eleganti di Tunisi, dove, come anche altrove, e' intervenuto l'esercito che ha disperso le bande criminali sparando in aria.
Un attacco è stato effettuato anche alla sede della facoltà di medicina dell'Universita' di Tunisi gli studenti hanno abbandonato l'edificio. Il terrore e' arrivato anche fino alla centralissima Avenue Bourghiba che e' stato per giorni teatro delle grandi manifestazioni tunisine, quando un gruppo di uomini armati ha tentato di fare irruzione in frequentato centro commerciale. Quasi contemporaneamente un altro nutrito gruppo di persone era giunto a Porte de France, all'ingresso della Medina con l'intenzione di assaltare e saccheggiare i negozi turistici.

martedì 1 febbraio 2011

Nel mare di Pantelleria patrimonio di biodiversità a rischio trivelle

Specie mai osservate nei mari italiani, dal corallo nero alle gorgonie, fino ai piccoli di squalo bianco. Le isole di Pantelleria, Lampedusa e Linosa rappresentano veri santuari della biodiversita', il cui ruolo per la riproduzione del grande squalo bianco, per l'alimentazione delle balenottere e per la riproduzione delle tartarughe marine e' ormai riconosciuto. Sono questi in sintesi i risultati del progetto 'Biodiversita' Canale di Sicilia', programma di ricerca finanziato dal Ministero dell'Ambiente e svolto da un gruppo di ricercatori dell'Ispra.
Il progetto, iniziato nel 2009, individua in queste zone una ricchezza naturale inimitabile che oggi e' pero' a rischio, visto che di recente sono state avviate trivellazioni che hanno individuato ricchi giacimenti petroliferi nella zona di Pantelleria e in altri tratti del Canale di Sicilia. L'istituzione dell'area marina protetta prevista per Pantelleria impedirebbe questo tipo di operazioni, almenoin prossimita' dell'isola. Secondo la legge italiana, infatti, spiega Simone Pietro Canese dell'Ispra, ''non si puo' effettuare nessuna attivita' di prospezione ed estrazione di idrocarburi a meno di 12 miglia da qualsiasi area di protezione''.
Questa iniziativa andrebbe affiancata dalla creazione di aree ditutela di alto mare nel Canale di Sicilia, in modo da proteggere la Biodiversita' marina e garantire una barriera per tutte le attivita' di esplorazione e sfruttamento petrolifero. Senza istituire l'area protetta, allora, aggiunge Canese, ''le piattaforme petrolifere si possono costruire anche a 500 metri di distanza dalla spiaggia''.

Interrotti i collegamenti navali a causa del mare agitato

Interrotti, oggi, in Sicilia, a causa del mare agitato, i collegamenti con le isole minori. Pantelleria, Lampedusa ed Ustica sono isolate. Stessa cosa anche per le Eolie.

Crisi tunisina: filo diretto Tunisi - Pantelleria

Finalmente sono tornati i quotidiani nelle edicole del centro. Ma per Pantelleria è impossibile trascurare quanto accade nella dirimpettaia Tunisia. Per sopperire al mancato arrivo dei quotidiani nelle contrade continueremo ad informare sull’evoluzione della crisi tunisina.

1 febbraio 2011. Un altro disoccupato tunisino si e' dato fuoco nel sud della Tunisia come segno di protesta contro le condizioni economiche del proprio Paese. Lo ha reso noto un funzionario di un sindacato. Aymen Ben Belgacem, 21 anni, ha tentato il suicidio ad El-Guettar, nella regione di Gafsa, lo scorso sabato. L'estremo gesto - ha spiegato un funzionario del sindacato Ammar Amrousia - ''e' stato causato dalle tremende condizioni sociali in cui viveva''. Un simile atto di protesta perpetrato da Mohamed Bouazizi, che mori' lo scorso dicembre a causa delle ferite riportate, innesco' la protesta di piazza che porto' alla deposizione del presidente Zine El Abidine Ben Ali.
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Ieri uno sciopero dei lavoratori dell'aeroporto di Tunisi che chiedono aumenti salariali ha provocato oggi ritardi nei voli e anche alcune cancellazioni. Lo sciopero non era stato annunciato con anticipo ne' pubblicizzato e il sito Internet dell'aeroporto non dava notizie a riguardo, mentre la televisione tunisina ne ha parlato in un breve servizio.
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L'ufficio del ministro dell'Interno, Farhat Rajhi, sarebbe stato assaltato e distrutto ieri da un gruppo di agenti di polizia in abiti borghesi. Lo riporta il sito online "assabilone.net", ma la notizia nontrova fino ad ora riscontri di alcun genere. Il ministro, secondo tale fonte, sarebbe riuscito ad evitare il contatto con i manifestanti. La violenta protesta, sempre secondo il sito, sarebbe stata originata da dichiarazioni rilasciate da Rajhi a Nessma tv e relative al suo ordine di aprire un'inchiesta sui recenti disordini accaduti alla Kasbah di Tunisi e, in generale, sul comportamento della polizia negli anni della presidenza di Ben Ali.
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I ministri degli esteri Ue hanno deciso di congelare gli averi dell'ex presidente tunisino Zine El Abidine Ben Ali, travolto dalla 'rivoluzione dei gelsomini' e di sua moglie Leila Trabelsi. E' stato annunciato da fonti diplomatiche Ue.
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Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha espresso la disponibilita' delle Nazioni Unite a sostenere elezioni "credibili" in Tunisia."L'Onu sara' lieto di aiutare il popolo tunisino a scegliere liberamente i propri leader attraverso elezioni tempestive e credibili", ha sottolineato Ban che ha parlato di "venti di cambiamento" che soffiano in tutta l'Africa e ha ricordato che sei delle economie in piu' rapida crescita al mondo si trovano nella zona sub-sahariana. Il segretario generale ha invitato le leadership dei Paesi africani a dedicarsi in particolare alle condizioni di donne e giovani e al settore privato. "Violenza domestica, stupro, abuso di giovani donne dovrebbero essere condannati e perseguiti", ha sottolineato Ban.