Roma, 3 ott.
(TMNews) - "La legge del mare è la legge dell'uomo ed è la nostra legge.
Lo scriva per favore. Ma noi spesso siamo costretti a voltare le spalle a chi
ha difficoltà in mare perchè dobbiamo salvare le vite dei nostri
figli. Ci sono in gioco le vite di queste persone che sono nostri
fratelli ma ci sono in gioco anche le vite e il destino dei notri
figli". Giovanni Tumbiolo, presidente del distretto pesca di Mazara del Vallo,
interpellato da Tmnews, commenta così la notizia su presunti mancati
soccorsi da parte di alcuni motopesca alla imbarcazione
naufragata al
largo di Lampedusa la scorsa notte. Ne ha parlato per primo il sindaco
di Lampedusa e ci sarebbero testimonianze di alcuni naufraghi ma al
momento non ci sono conferme ufficiali. "Parliamo di vite umane e noi
abbiamo grande rispetto - aggiunge -. Voglio però ricordare che in
ballo, ogni giorno, ci sono anche le nostre vite e quelle delle
nostre famiglie".
Tumbiolo parla di
'solitudine' e 'abbandono' nel quale sono lasciati da anni i pescatori
mazaresi. "Siamo marinai generosi e in questi anni abbiamo salvato
centinaia di vite' nel soccorso in mare. "Non c'è bisogno di dirlo,
lo sanno in tutto il mondo che siamo marinai generosi ma qui non ci
sono regole. Lo Stato, l'Unione europea dove sono?".
"Pensano
tutti che siamo dei comandanti 'Schettino' a cui chiedere difare cose che
comportano rischi e anche danni economici ingenti. A loro non importa
niente. Sapete quante aziende sono fallite? Quando socorriamo
immigrati sui barconi in difficoltà - prosegue - la Capitaneria di
ordina di entrare in porto a Lampedusa anche con il mare forza sette. Lo
sapete cosa significa? Ci sono motopesca che hanno avuto danni ingenti e
poi l'attività è fallita".
"Potrei
citare decine di casi - prosegue Tumbiolo -. Ad esempio, ci sono i fratelli Campo
(armatori di un motopesca, ndr) che da quattro anni attendono ancora un rimborso
di 40 mila euro per danni ben maggiori di circa
duecentomila euro causati proprio da un intervento di soccorso e dall'ingresso nel
porto. Quell'azienda che dava lavoro a venti famiglie è fallita. Come
sono fallite tante altre realtà. Ci mitragliano sulle coste libiche ed
è il caso, ricorderete del motopesca Ariete che fu bersagliato da
colpi che partirono da una motovedetta della Guardia difinanza donata ai
libici e ci sequestrano ogni mese imbarcazioni, tra Libia e Tunisia:
viviamo ogni giorno in una situazione in cui non ci sono regole e
dove l'Unione Europa non fa proprio niente".