giovedì 29 luglio 2010

La Tirrenia avrà sede a Palermo

"Partecipiamo, con trasparenza, ad una cordata, la Mediterranea Holding di cui possediamo il 37%. Non abbiamo la maggioranza e parlare di regionalizzazione e' da cretini o disinformati, sempre che non ci sia malafede". Lo afferma il presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, in un post sul suo blog a proposito della privatizzazione della Tirrenia. "Abbiamo preteso, nello statuto, che la flotta Tirrenia lasci Napoli e venga a Palermo. Mi auguro che i siciliani apprezzino l'importanza di questa scelta. La sede legale e tributaria sara' Palermo ed e' qui che pagheranno le tasse".
"Torna in Sicilia -continua Lombardo- la flotta che fu dei Florio dopo circa un secolo e mezzo. I Florio, imprenditori piu' potenti degli Agnelli, avevano una flotta, la Tirrenia, che ci fu soffiata dopo l'Unita' d'Italia, quando ci unificarono con la violenza e contro la nostra volonta' distruggendo la grande imprenditoria meridionale. Noi, come Regione, incideremo sulla strategia. Abbiamo preteso che la Sicilia e Palermo siano il sito da cui le cosiddette autostrade del mare si dipartano. Non solo il collegamento con Pantelleria o Favignama ma anche con Tunisi, Tripoli, Il Cairo, Casablanca, Barcellona, Marsiglia, Genova e Venezia. Rotte piu' convenienti in una logica di mercato che dovra' guidare questo processo".
"La Regione - prosegue il presidente della Regione Sicilia - non avra' funzione manageriale cosi' come non pensiamo ad un nostro esponente che faccia l'armatore. La Regione, in questa operazione, non guadagna e non perde perche' il rischio d'impresa e' tutto sui privati, a tutela del patrimonio della Sicilia. Cio' fa parte delle condizioni statutarie".
Lombardo poi spiega: "Siamo pronti a cedere le nostre quote. Quindi nessun insulto agli imprenditori con cui ho discusso e che ho invitato a far parte di questa cordata. Chi lamenta una loro assenza, li porti qui e noi cederemo le nostre quote al costo del capitale e non un euro in piu'. Imprenditori che pero' devono assumersi il rischio d'impresa senza l'aiuto della Regione: l'imprenditore, industriale o confindustriale tiri fuori i capitali ed entri nell'azionariato della societa'". (AGI)

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