lunedì 20 settembre 2010

E' giallo: in cinque ore e a quella velocità l'Ariete sarebbe dovuto arrivare fino a Pantelleria

"Mai nessuno si e' sentito ostaggio, mai qualcuno si e' sentito costretto, anche perche' la nostra presenza qui e' su base volontaria e non avremmo nessuna difficolta' a richiedere il nostro rientro". Sono queste le parole del tenente colonnello Antonello Maggiore, comandante del contingente della Guardia di Finanza in Libia che oggi scrive al direttore de 'La Repubblica' in riferimentoall'articolo pubblicato il 14 settembre scorso intitolato"Noi finanzieri ostaggi di Tripoli su quelle navi non vogliamo piu' salire". La vicenda del peschereccio, al momento oggetto di accertamenti della magistratura, sta prendendo le sembianze di un vero e proprio giallo. E sono varie le versioni del caso che stanno venendo a galla. Secondo quanto viene affermato dal rapporto dei finanzieri, reso noto da "Italia oggi", l'imbarcazione Ariete si trovava a 30miglia dalle coste africane. Inoltre il luogo scelto dal natante per andare a pescare e' la zona scelta da chi e' intenzionato a trasportare carichi proibiti. Cio' non significa che il comandante dell'Ariete fosse consapevole di questo. In base alla versione di Marrone l'inseguimento tra la motovedetta e libica e il motopesca italiano sarebbe durato cinque ore. Strano, in quanto la motovedetta libica raggiunge i 40 nodi di velocita', e se i motori libici avessero raggiunto i 30 nodi, in quelle cinque ore l'Ariete avrebbe raggiunto non Lampedusa, con i motori spinti fino a20 nodi, ma Pantelleria che e' ancora piu' distante. E' evidente che con la velocita' percorsa dagli inseguitori, i libici sarebbero andati e tornati da Pantelleria. (Il Velino)

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