martedì 3 maggio 2011

Pantelleria, notizie dal fronte

Filo diretto Pantelleria -Nord Africa

3 maggio 2011.Rivolta nel settore C del Cie di via Corelli, a Milano. Sette tunisini hanno accatastato coperte e materassi e gli hanno dato fuoco. Subito dopo hanno rotto le finestre. Gli agenti addetti alla sorveglianza del centro di identificazione ed espulsione li hanno arrestati con l'accusa di danneggiamento e incendio. Dopo aver appiccato le fiamme i sette si sono provocati delle ferite e sono stati medicati nell'infermeria dello stesso Cie. I sette tunisini non risultano essere arrivati a Lampedusa: sono stati trasferiti a Milano per ordine di diverse questure d'Italia. Le loro richieste sono di poter lasciare l'Italia per tornare in Tunisia, oppure di essere rimessi in liberta'.
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Situazione calma al confine tra Libia e Tunisia, nei pressi della citta' di Dehiba, teatro nei giorni scorsi, di feroci combattimenti tra insorti e lealisti e, quindi di sconfinamenti di armati pro-Gheddafi in territorio tunisino. Il versante libico del posto di frontiera di Dehiba, come conferma la Tap, rimane in mano agli insorti, nonostante le truppe fedeli a Gheddafi ne tentino la riconquista. L'assenza di attivita' militari ha agevolato la ripresa della fuga di libici verso la Tunisia, in particolare verso la regione di Tataouine, cosa che sta aumentando la pressione sui centri di accoglienza, gia' in sofferenza per le migliaia di arrivi dal Paese vicino.Dopo gli sconfinamenti di militari fedeli a Gheddafi, lungo il confine con la Libia stazionano molte unita' dell'Esercito e della Polizia di frontiera.
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"Questa mattina ero il solo italiano, il solo religioso presente alla cerimonia funebre per il figlio di Gheddafi morto sotto le bombe. Oggi, ai funerali, ho parlato a lungo anche con gli ambasciatori presenti e tutti sono concordi nel richiedere un intervento forte, di grande impatto, che possa fermare questa guerra insensata che si è abbattuta sulla popolazione civile con spaventosa violenza". Così monsignor Giovanni Martinellí, vescovo di Tripoli, in una intervista alla Padania, nella quale parla da testimone oculare dell'escalation militare che sta portando lutti e distruzioni su Tripoli. Sostiene che la posizione della Lega "è seguita con attenzione qui in Libia: il no War sarebbe un primo, importantissimo passo verso una pace che al momento vive solo nei nostri sogni". E la notte si trasforma in inferno, in un incubo che sta devastando le vite di ciascuno: i bimbi sono terrorizzati, gli adulti vorrebbero proteggere famiglie e lavoro ma sono impotenti. I bombardamenti sono continui, colpiscono ripetutamente, non si può più dormire. In questi giorni è stato un martirio, mi creda. Tra l'altro, la situazione è peggiorata perché manca la benzina e ci sono file interminabili ai distributori. Al momento, per fortuna, non mancano pane e alimentari". “Qui siamo di fronte ad una efferata vendetta, una terribile reazione all'intensificarsi dei bombardamenti. In queste ore sta arrivando la peggior gente da tutta la Libia e anche da altre parti per partire verso l'Italia sui barconi della morte: sono eritrei, etiopi, islamici. Nessuno di questi è residente in Libia ma la strada che è stata individuata è facile ed è purtroppo la peggiore per l'Italia".
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"La situazione della Libia e' molto preoccupante, non vedo via d'uscita dal conflitto". E' il giudizio espresso dal presidente del Copasir Massimo D'Alema, intervenuto alla "Telefonata" su Canale 5. "Penso che l'intervento militare fosse necessario, altrimenti l'alternativa era quella di assistere al massacro di migliaia di persone e di chi si batte per la democrazia E' chiaro che con gli attacchi aerei il conflitto non si risolve, anche perche' non e' ben chiara quale sia la strategia politica della
coalizione".
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''Voteremo per un impegno limitato nel tempo e nell'ingaggio''. Ai microfoni di Radio Citta' Futura, il presidente dei deputati di Iniziativa Responsabile Luciano Sardelli ha così illustrato la posizione del proprio gruppo in vista del voto sulle mozioni sull'intervento militare in Libia.

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