venerdì 4 marzo 2011

Crisi tunisina e libica

Filo diretto Pantelleria –Tunisi -Tripoli
4 marzo 2011. Sono riprese questa mattina le ricerche di un barcone che era stato avvistato ieri sera da un Atr 42 della Guardia di Finanza a 54 miglia a Sud Ovest di Lampedusa. Nel corso della notte una motovedetta della Guardia Costiera ha compiuto una perlustrazione spingendosi fino al limite delle acque territoriali, ma senza alcun esito. Non si esclude che l'imbarcazione sia stata costretta a rientrare in Tunisia a causa del peggioramento delle condizione del mare; secondo alcune fonti potrebbe anche trattarsi di un motopesca impegnato in una battuta nel Canale di Sicilia scambiato dall'alto per una ''carretta'' di migranti.
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La strada per affrancare la Tunisia dalle scorie tossiche del regime di Ben Ali e' stata disegnata: il 24 luglio si svolgeranno le elezioni che porteranno alla formazione di un'assemblea costituente che avra' il compito di definire le nuove ''regole'' di un Paese che vuole lasciarsi, prima possibile, alle spalle un passato in cui la democrazia era solo una parola vuota.
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Almeno 184 persone sono rimaste ferite, quattro delle quali in modo grave, in tafferugli scoppiati nella citta' industriale di Ksar Hellal, nella regione centro-orientale della Tunisia, dove l'esercito e' dovuto intervenire. Lo dice l'agenzia tunisina Tap, che cita testimoni. Questi ultimi hanno riferito che i violenti tafferugli, hanno coinvolto a intermittenza gruppi e bande di giovani, per ragioni che non sono state precisate. I feriti, ricoverati nell'ospedale di Ksar Hellal, polo dell'industria tessile tunisina, hanno quasi tutte ferite da pietre o altri oggetti contundenti, dicono fonti ospedaliere. Dei 14 feriti ricoverati la scorsa notte nell'ospedale di Monastir, invece, almeno uno aveva ferite da arma da fuoco.
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"L'Italia sta facendo il suo dovere, ma mi lamento dell'assenza della Comunita' europea, che vuole dare soltanto un aiuto economico, che promette e che poi non da'. Basti pensare ai 100 milioni di euro che aveva promesso all'Italia e poi ne ha dati solo 25 milioni". Lo ha detto il sindaco di Lampedusa Bernardino De Rubeis poco prima di partecipare alla Giunta regionale siciliana presieduta da Raffaele Lombardo a Palermo. Insieme con De Rubeis c'e' anche la senatrice della Lega Angela Maraventano, lampedusana.
"Oggi c'e' la necessita' che l'Europa apra le porte e accolga gli immigrati considerando che il 90% dei tunisini arrivati a lampedusa vuole andare in Francia o in Germania e non vuole certo restare in Italia -ha proseguito il primo cittadino dell'isola delle Pelagie- quindi sono immigrati che non chiedono lo status di rifiugiati politici in Italia perche' se lo chiedessero si fermerebbero tutti in Italia. D'altro lato, non si puo' applicare la legge del pacchetto sicurezza perche' sappiamo che anche se siamo in presenza di un accordo bilaterale con la Tunisia ci vorrebbero anni per rimpatriare i 7.000 immigrati arrivati nell'ultimo mese con una media di 4 tunisini al giorno".
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La città di Brega è stata nuovamente bombardata oggi dalle forze del leader libico Muammar Gheddafi. Lo riferisce la televisione al Arabiya. Brega viene bombardata da mercoledì scorso. In un'intervista a Sky News, Saif al Islam, secondogenito del leader libico Muammar Gheddafi, ha dichiarato che "le bombe servono solo a costringere i ribelli a ritirarsi", sottolineando che il regime farà di tutto per riconquistare il controllo del porto. "E' l'hub libico per petrolio e gas - ha spiegato - tutti noi mangiamo e viviamo grazie a Brega. Senza Brega, sei milioni di persone non hanno futuro, perchè esportiamo tutto il nostro greggio da lì".
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Un aereo da guerra libico ha bombardato questa mattina una base militare piena di munizioni in mano ai rivoltosi nella citta' di Ajdabiyah, nell'est della Libia. L'attacco non ha provocato danni ne' feriti, secondo i ribelli.
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Centinaia di persone hanno partecipato alle cerimonie funebri che si sono tenute ad Ajdaiya e Bengasi per le vittime degli scontri contro le forze del regime libico. Cinque bare sono state scortate al cimitero di Ajdabiya da decine di persone, che hanno intonato slogan contro Muammar Gheddafi, stando a quanto riferisce oggi al Jazeera. "Il sangue dei martiri non sarà stato versato invano", hanno urlato, oppure "Gheddafi vattene, i libici non ti vogliono", o ancora "Gheddafi, tu sei pazzo". A Bengasi, seconda città del Paese e roccaforte dell'opposizione, circa 1.000 persone hanno partecipato alla sepoltura di sei persone.

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