venerdì 11 marzo 2011

Crisi tunisina e libica

Filo diretto Pantelleria -Tunisi - Tripoli
11 marzo 2011. Il Tribunale amministrativo tunisino ha deciso ieri la sospensione del pagamento degli stipendi e degli emolumenti ai deputati e ai senatori, secondo quanto ha annunciato in serata la tv pubblica del paese nordafricano. Il provvedimento fa seguito all'iniziativa di un gruppo di avvocati che avevano presentato un ricorso in cui si chiedeva lo scioglimento delle due camere del parlamento e la sospensione di tutti i pagamenti ai loro membri. Camera e Senato, lo scorso mese, avevano approvato una legge che autorizza il presidente a interim Foued Mebazaa a governare
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Investimenti nell'istruzione, iscritti all'universita' e laureati in aumento, ma sempre meno sbocchi lavorativi. E' il giovane Nord Africa che ribolle. Anche questo e' uno dei motivi del malcontento che sta infiammando la sponda sud del Mediterraneo. Ed e' la causa di un'altra migrazione, non strettamente legata alla crisi e ai fuochi delle ultime settimane. Ma che si aggiunge a quella deidisperati in fuga da guerra o tumulti. Di tutto questo si e' parlato a Bologna, in un convegno internazionale, curato da Almalaurea e dall'universita'. La migrazione di cui si e' discusso, sara' quella di chi studia negli atenei di Egitto, Tunisia, Marocco, Algeria, con l'unico obiettivo di attraversare il mare e spendere quel titolo che in patria e' sprecato.
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C'è qualcosa di frivolo e assurdo nel riconoscimento improvviso da parte della Francia della dirigenza ribelle libica di Bengasi. Presumibilmente la mossa serve a dare l'impressione che Nicolas Sarkozy sia più determinato degli altri leader mondiali, ma la verità è che questo gesto dimostra che anche lui non sa cosa fare. L'Independent commenta duramente il colpo di scena del presidente francese, sostenendo che il riconoscimento di leader non eletti e auto-nominati in paesi in cui la guerra civile infuria è un gesto di imperiale memoria. Lo facevano i britannici nel 19esimo secolo, quando era possibile scegliere un leader anche in un paese come l'Afghanistan. Ma allora, come oggi, il prezzo da pagare è alto: i leader sostenuti da potenze straniere possono ottenere armi e denaro, ma non la credibilità.
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'Dobbiamo lavorare a stretto contatto con gli arabi perche' i loro orientamenti sono cruciali per capire gli sviluppi futuri sulla sponda sud del Mediterraneo''. ''Hanno una migliore percezione di quanto sta accadendo'' e l'Europa ''non puo' decider da sola senza consultarli''. Lo afferma alla Stampa, Catherine Ashton, Alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza secondo cui ''il ruolo dell'Ue e' soprattutto quello di rispondere ai bisogni umanitari di urgenza: oltre 200 mila profughi sono ammassati i confini della Libia''.
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Il leader libico Muammar Gheddafi si sente "abbandonato" dai suoi ex partner occidentali, in particolare dal Presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi e dal Presidente francese Nicolas Sarkozy. E' quanto rivela l'interprete del colonnello, Meftah Missuri, in un'intervista alla France Presse.
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''Molto bene l'approvazione da parte dell'Ue della proposta italiana di un blocco navale di fronte la
Libia''. E' quanto dichiara Margherita Boniver, deputato del Pdl e presidente del Comitato Schengen, secondo la quale ''l'ipotesi di una ''no fly zone'' potrebbe essere un utile deterrente per affrontare l’emergenza''. ''Una soluzione positiva per la Libia, ma guai a un'affrettata decisione per un intervento militare su un territorio vasto come quello libico che potrebbe fare piu' danni che apportare benefici alla causa della stabilita'''.
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"I soldati fedeli a Muammar Gheddafi sono entrati a Ras Lanuf ma noi resistiamo ancora in alcune aree della città". E' quanto ha affermato un esponente dei ribelli libici alla tv satellitare 'al-Arabiya'. "Le brigate di Gheddafi controllano ora buona parte della città ma ci sono ancora sacche di resistenza - ha affermato - continuano a bombardare la città e lo fanno da navi civili che si trovano davanti alle coste di Ras Lanuf".

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