martedì 8 marzo 2011

Crisi tunisina e libica

Filo diretto Pantelleria – Tunisi - Tripoli
8 marzo 2011. Sono complessivamente 16 i clandestini sbarcati ieri a Pantelleria. I primi sette sono stati rintracciati, alle prime luci dell'alba di lunedì, in localita' Suvaki dai carabinieri. Il gommone, utilizzato per la traversata, e' stato trovato in mare nella parte ovest dell'isola da una motovedetta della guardia costiera. Non e' stato possibile recuperarlo perche' era in una zona in cui il fondale e' basso. Gli immigrati hanno riferito di essere partiti dal porto di Sfax, in Tunisia. In localita' Arenella, dopo alcune ore, i militari hanno rintracciato altri 9 clandestini giunti a bordo di un gommone di 4 metri, che i marinai della guardia costiera hanno poi trovato sgonfio, abbandonato sugli scogli. Hanno detto di provenire da Kelibia, sempre in Tunisia.
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L'inviato speciale del ministro degli Esteri, la filopante Margherita Boniver, nel quadro della missione al campo profughi di Shousha allestito al confine tra Tunisia e Libia, avrà una serie di incontri bilaterali con le principali istituzioni internazionali e governative coinvolte.
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Altri quattro barconi sono approdati in nottata tra Lampedusa e Linosa, dopo i 224 migranti giunti ieri sera. I primi tre sbarchi, poco prima delle mezzanotte, sono avvenuti direttamente a terra: prima sono stati bloccati sette extracomunitari a Linosa, la piu' piccola delle Pelagie, poi altri 34 e ancora 36 a Lampedusa. L'ultimo arrivo all'1.50 quando la Guardia Costiera ha soccorso una ''carretta'' con 83 immigrati a bordo.
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Nell'ambito della missione italiana per far fronte alla situazione di emergenza umanitaria causata dalla fuga di popolazione dalla Libia verso Egitto e Tunisia, il governo italiano ha predisposto due voli civili, pagati dalla Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Esteri e operati dall`Alitalia, per rimpatriare circa 600 cittadini del Bangladesh..
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La famiglia Gheddafi sarebbe spaccata in due, tra i figli del leader libico favorevoli a usare ''tutti i mezzi militari'' per reprimere la rivolta e altri invece contrari e disponibili invece a trattare con i ribelli. Lo riferisce stamani il quotidiano panarabo Asharq al Awsat, che cita un testimone oculare degli scontri avvenuti quattro giorni fa all'interno della caserma di Bab al Aziziya, a Tripoli, dove sarebbe asserragliato Muammar Gheddafi, i suoi figli e i suoi piu' stretti collaboratori.
La fonte che sostiene di aver avuto conferme del suo racconto da ''amici, alti ufficiali dell'esercito libico'', afferma che ''intorno alle cinque della mattina'' di venerdi scorso, ''una fitta sparatoria si e' consumata all'interno della caserma'' in seguito a un litigio scoppiato tra i figli di Gheddafi.
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Stamani il portavoce degli insorti libici a Bengasi, Mustafa Gheriani, aveva annunciato il rifiuto dei ribelli delle offerte di Gheddafi. Sempre secondo al Jazira, il leader libico aveva ieri offerto agli insorti di convocare una sessione del Congresso del Popolo per preparare la strada a un suo ritiro indolore.
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Una granata è esplosa questa mattina all'ingresso di un hotel di Bengasi dove alloggiano alcuni giornalisti stranieri: lo ha riferito Pascale Harter, reporter della Bbc che alloggia nello stesso albergo colpito dalla bomba a mano. Secondo quanto raccontato dalla giornalista, si tratterebbe di un 'messaggio' inviato da gruppi fedeli al colonnello Muammar Gheddafi sulla loro vigorosa presenza in città, nonostante il profilo basso tenuto in questi giorni.
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"E' in corso una mediazione con rappresentati di uno stato straniero per arrivare a una soluzione della crisi in corso in Libia". E' quanto ha rivelato il presidente del Consiglio nazionale dell'opposizione libica, Mustafa Abdel Jalil, alla tv araba 'al-Jazeera'. I mediatori stranieri stanno trattando per arrivare alle dimissioni di Gheddafi", ha aggiunto. Secondo il giornale arabo 'al-Sharq al-Awsat', l'ex premier sudanese Sadiq al-Mahdi avrebbe tentato di trattare per conto di Gheddafi con Abdel Jalil.
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La forze lealiste di Muammar Gheddafi si preparano a minare la zona che circonda Sirte, la citta'
natale del raiss, e le raffinerie della zona. Lo riferisce la tv satellitare al-Arabiya
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La secessione in Italia al centro delle ultime dichiarazioni del Colonnello libico. In un'intervista a una televisione francese - riportata in Italia dal quotidiano online Affaritaliani.it - Muhammar Gheddafi ha rivelato infatti "di non essere intervenuto in Italia per favorire la secessione, come voleva Bossi, perché era illegale". Mentre Francia e Italia ingeriscono negli affari interni della Libia, sostiene il Raìs, la Libia non ha fatto altrettanto. "Noi non siamo intervenuti in Italia del nord a favore di uno stato della Padania, come voleva Bossi – spiega Gheddafi - perché questo sarebbe stato illegale. Come se noi ci occupassimo nelle questioni della Corsica, della Sardegna, o di altre regioni d'Europa. Le persone armate a Bengasi sono legate ad al-Qaida, non hanno rivendicazioni politiche e nemmeno economiche".

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