martedì 15 marzo 2011

Crisi tunisina e libica

Filo diretto Pantelleria – Tunisi - Tripoli
15 marzo 2011. ''Salutari i fischi a Marine Le Pen da parte dei lampedusani. Questa straordinaria comunita' alle prese con gli sbarchi ininterrotti ed un'emergenza palese dai contorni ancora indefiniti necessita di tutto tranne che di una lezioncina dall'ultra destra francese". Lo ha affermato la filopante Margherita Boniver, deputato del Pdl e Presidente del Comitato Schengen.
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Potrebbe fare pensare ad un nuovo e diverso esodo il passaggio alla frontiera di Ras Jadir di circa 1.200 cittadini libici che, scegliendo di viaggiare di notte forse per evitare i numerosi posti di blocco descritti da altre persone in fuga, hanno raggiunto nelle prime ore di oggi la frontiera con la Tunisia.
E' la prima volta dall'inizio della crisi, se si escludono i contrabbandieri di carburante che passano la frontiera solo per il tempo di scaricare i serbatoi nelle taniche dei loro complici tunisini, che tanti cittadini libici passano il confine. I libici, a quanto si e' appreso, non hanno mostrato bandiere o simboli che li collegassero alle due parti in lotta, e dopo aver passato qualche ora nel campo allestito dagli Emirati Arabi hanno proseguito il viaggio.
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Serata tragica a Lampedusa. Secondo il racconto di cinque tunisini giunti sull'isola su un barcone intorno alle 21.25, una barca sarebbe affondata a largo dell'isola. Gli immigrati hanno raccontato, appena giunti in banchina, di essersi trovati prima su un natante con 40 persone che si e' capovolto al largo delle acque tunisine. Solo loro si sono salvati, aiutati dall'altro barcone che stava giungendo e' sempre diretto a Lampedusa.
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Potrebbe essere piu' grave con maggiori vittime il naufragio accaduto al largo della Tunisia. Le barche partite da Zarzis infatti, secondo quanto spiegano alcune fonti locali, avevano a bordo almeno 60-70 persone (e non come si riteneva una quarantina) e quindi le persone disperse, fatta eccezione per i cinque recuperati da un'altra barca, potrebbero essere di piu'.
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"Il popolo è dalla mia parte. La gente ci chiede di intervenire dicendo 'liberateci da queste bande armate'. Negoziare con i terroristi legati ad Osama Bin Laden non è possibile. Loro stessi non credono al dialogo, ma pensano solo a combattere e ad uccidere, uccidere ed uccidere. La popolazione ha paura di questa gente e dobbiamo liberarla". Si apre così una intervista di Muammar Gheddafi al Giornale. “ la nostra guerra è contro al Qaeda, ma se loro (gli occidentali) si comportano con noi come hanno fatto in Iraq, la Libia uscirà dall'alleanza internazionale contro il terrorismo. Ci alleiamo con al Qaeda e dichiariamo la guerra santa".
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L'avanzata degli uomini fedeli a Muammar Gheddafi e il consiglio rivoluzionario di Bengasi chiede all'Occidente di assassinare il loro ex leader per impedire un bagno di sangue. Lo scrive il Guardian.
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Le forze fedeli al regime di Muammar Gheddafi hanno lanciato almeno altri quattro raid aerei contro Agedabia, la strategica citta' della Cirenaica che costituisce l'estrema difesa lungo la direttrice che conduce a Bengasi, la 'capitale' dell'insurrezione: lo ha reso noto l'emittente televisiva pan-araba 'al-Jazira', secondo il cui inviato sul posto sarebbero stati colpiti anche un imprecisato numero di veicoli civili, i cui passeggeri sarebbero rimasti uccisi.
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Le brigate fedeli a Muammar Gheddafi sono entrate stamani nel centro della citta' di Zuara, in Tripolitania, a pochi chilometri dal confine con la Tunisia. Lo riferisce l'inviato della tv araba 'al-Jazeera', secondo il quale i soldati del regime controllano il centro della citta'. Sono ormai terminati gli scontri a fuoco iniziati ieri e proseguiti fino a questa mattina. Intanto la produzione petrolifera della Libia è praticamente ferma.

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