venerdì 18 febbraio 2011

Crisi tunisina e libica

Filo diretto Pantelleria – Tunisi - Tripoli
18 febbraio 2011.L'impegno finanziario promesso dall'Europa alla Tunisia e' "importante ma dilazionato nel tempo" e "se paragonato all'Italia non e' molto. Chiediamo che faccia di piu'". Aprendo i lavori del Tavolo Tunisia, svoltosi ieri alla Farnesina, il ministro degli Esteri Franco Frattini torna a parlare di aiuti per il rilancio del Paese del Maghreb attraversato poco piu' di un mese da una rivolta.
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A poco piu' di un mese dalla cacciata di Ben Ali, i blindati dell'esercito, a Tunisi, stazionano ancora davanti al ministero dell'Interno e assistono ad altre manifestazioni che accusano il nuovo governo di essere troppo legato al vecchio regime. Ma si tratta ormai di poche centinaia di persone, e l'happening dura poco. Rispetto ai giorni infuocati della rivoluzione, le novità sono altrove: nella nuova ondata migratoria della scorsa settimana dalle coste, negli assembramenti di chi chiede un lavoro davanti alle Poste della capitale, e nelle porte chiuse dell'hotel Africa. Era il quartier generale dei giornalisti stranieri durante la rivoluzione, ma gli ultimi reporter di Al Jazira lo hanno dovuto lasciare per uno sciopero ad oltranza del personale, spiegano i responsabili della sicurezza davanti all'ingresso ancora blindato.
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Il presidente tunisino deposto Zine al-Abidine Ben Ali e' in gravi condizioni in un ospedale in Arabia Saudita. E’ "in coma" in un ospedale di Gedda, dove era stato ricoverato dopo un ictus.
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Manifestanti anti-Gheddafi hanno dato fuoco a un commissariato di polizia ad Alzentan, a sud-ovest di Tripoli. Nei violenti incidenti hanno preso fuoco anche il tribunale della citta', la sede della Guardia di sicurezza e una sede di comitati rivoluzionari libici, che sostengono Gheddafi. Non ci sarebbero stati morti nei disordini
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Ieri erano stati segnalati ad al Baida due voli provenienti da Tripoli con miliziani giunti per colpire la gente in modo arbitrario. I morti sarebbero 15 e la situazione e' grave. Un volo con a bordo miliziani reclutati da un figlio di Gheddafi , che non sono libici, e' andato a Bengasi, dove una folla si stava radunando davanti al tribunale: circa 10mila e decisi a trascorrervi la notte.
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Sono sette i morti accertati nella citta' libica di Bengasi per le proteste degli ultimi due giorni. A renderlo noto e' il quotidiano libico 'Quryna' che cita fonti della polizia locale. Lo stesso giornale, considerato non ostile al regime di Muammar Gheddafi, sostiene che ci sarebbero anche numerosi feriti e che i manifestanti sarebbero stati colpiti dalle pallottole esplose dagli agenti di polizia per disperdere i manifestanti. Le proteste iniziate martedi' sera, ieri hanno raggiunto picchi di violenza, con manifestazioni in diverse zone di Bengasi come Jalayana, Ras Ubeida, al-Kaysh, via Sidi Abdel Jalil e via dell'Unita'araba, dove per la prima volta ieri sono stati uditi alcuni colpi d'arma da fuoco.
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Si e' conclusa la 'Giornata della Collera', proclamata per ieri da un gruppo di dissidenti per commemorare l'uccisione di quattordici attivisti islamici a Bengasi nel 2006: ma non si sono spente le proteste in Libia, dove anche durante la notte e ancor piu' a partire dall'alba la folla e' tornata in piazza per protestare contro il regime di Muammar Gheddafi e la corruzione dilagante. A Beida, terza citta' del Paese dove ieri i cecchini avrebbero falciato diversi dimostranti, secondo il network pubblico britannico 'Bbc' i contestatori si sarebbero attrezzati montando tende nelle strade per potervi pernottare senza dover interrompere le contestazioni.
Stando a quanto riferito dalla rete televisiva americana 'Cnn', soprattutto a Tripoli sono proseguiti cortei e raduni a favore di Gheddafi.:
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