lunedì 21 febbraio 2011

Crisi tunisina e libica

Filo diretto Pantelleria – Tunisi - Tripoli
21 febbraio 2011"Spero che in Tunisia ci siano presto libere elezioni - ha detto Frattini - e che in Libia ci sia un processo di riconciliazione che porti alla Costituzione, come proposto da Seif Al-Islam Gheddafi", ha aggiunto, riferendosi alle dichiarazioni che il figlio del leader libico ha rilasciato la notte scorsa alla Tv.
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Il governo tunisino ha chiesto alle autorità saudite di "fornire al più presto" delle informazioni sullo stato di salute o "l'eventuale decesso" del presidente destituito, Ben Ali, fuggito in Arabia Saudita il 14 gennaio. Lo riferisce l'agenzia ufficiale Tap. Negli ultimi giorni, infatti, si sono susseguite numerose versioni contraddittorie sulle condizioni di salute dell'ex presidente tunisino, che per alcuni sarebbe in coma in un ospedale di Jedda in seguito a un ictus.
Sempre l'agenzia Tap aveva reso noto, poco prima, che la Tunisia ha chiesto ufficialmente all'Arabia Saudita l'estradizione di Ben Ali, accusato di "numerosi reati gravi". L'annuncio è stato dato dal ministero degli Esteri tunisino.
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Sentimenti di vicinanza e compassione per l'assassinio del sacerdote salesiano polacco Marek Marius Rybinsky, sono stati espressi dal primo ministro tunisino Mohamed Ghannouchi all'arcivescovo di Tunisi, Maroun Lahhaam, nel corso di un incontro, oggi.
Ghannouchi ha ribadito la condanna da parte del governo provvisorio di questo crimine abominevole, che ha profondamente scosso l'opinione pubblica tunisina ed ha ribadito l'impegno a
far luce sull'episodio, al fine di assicurare i colpevoli alla giustizia. Dal canto suo mons. Lahham ha detto che, una volta fatta chiarezza su quanto accaduto, esprimere il perdono "per andare avanti insieme, in questo paese che ci ama e che amiamo".
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La tv satellitare al Jazira riferisce che a Tripoli forze dell'ordine si sono date a saccheggi di uffici e banche e che tutte le citta' della zona a sud della capitale, Jebal Nafusa, sono i mano ai ribelli.
La sede dei lavori parlamentari a Tripoli il Palazzo del Popolo è in fiamme nella capitale libica: si tratta infatti dell'edificio nel quale si riunisce il Congresso Generale del Popolo, appunto il Parlamento, quando una sua sessione e' prevista nella principale citta' della Libia. Secondo fonti giornalistiche presenti sul posto, "numerosi vigili del fuoco stanno tentando di estinguere" il rogo.
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E' di 18 lavoratori asiatici feriti il bilancio degli scontri registrati nella notte a Tripoli, dove un gruppo di rivoltosi armati ha attaccato un cantiere di una societa' della Corea del Sud. Lo ha riferito l'agenzia d'informazione 'Yonhap', citando un comunicato del ministero degli Esteri di Seul. Alcuni uomini armati ha attaccato il sito nella notte. Al termine degli scontri, che si sono protratti fino all'alba, sono rimasti feriti tre cittadini sudcoreani e 15 del Bangladesh, due dei quali si trovano in gravi condizioni. Nel cantiere di Tripoli attaccato lavorano circa un migliaio di lavoratori del Bangladesh e 40-50 della Corea del Sud.
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In Libia la protesta ha toccato Tripoli, dove ieri sera migliaia di persone si sono scontrate con l'esercito e la polizia. Secondo l'emittente araba Al Jazeera, i morti sarebbero almeno 300 e i feriti 700 nella sola Bengasi, dove alcuni reparti militari si sarebbero ammutinati pur di non sparare contro la folla. Gli ospedali di Bengasi hanno lanciato un appello: non sono piu' in grado di gestire la quantita' di feriti. Le testimonianze che arrivano da questa citta' parlano di ''spaventosa carneficina''. Al Cairo il rappresentante libico presso la Lega Araba si e' dimesso dicendo di condividere le ragioni della rivolta.
Secondo alcune fonti internazionali, il colonnello Muammar Gheddafi avrebbe gia' lasciato la Libia con destinazione il Venezuela del presidente Hugo Chavez. Questa ipotesi si basa sul fatto che ieri sera ha parlato alla tv libica Seif al-Islam, il figlio di Gheddafi che e' considerato il suo erede politico, ammettendo che il paese rischia la guerra civile e sono necessarie profonde riforme. Toccherebbe a lui tentare un'ultima mediazione con i rivoltosi.

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