lunedì 7 febbraio 2011

Crisi tunisina: filo diretto Tunisi - Pantelleria

Finalmente sono tornati i quotidiani nelle edicole del centro. Ma per Pantelleria è impossibile trascurare quanto accade nella dirimpettaia Tunisia. Per sopperire al mancato arrivo dei quotidiani nelle contrade continueremo ad informare sull’evoluzione della crisi tunisina.

7 febbraio 2011 ''Un Paese democratico e islamico, donne al potere, copti presidenti, liberta' di informazione''. E' questa la Tunisia immaginata fra un paio d'anni da Rashid Ghannouchi, fondatore del Nahda, i Fratelli Musulmani tunisini, e descritta in un'intervista alla Stampa a una decina di giorni dal suo rientro nel Paese dopo la fuga di Ben Ali'.
A chi ha paragonato il suo rientro a quello di Khomeini nella Teheran del 1979, Ghannouchi risponde di non essere Khomeini: ''Sono sunnita e non sciita, la Tunisia e' assai piu' piccola dell'Iran, non ho alcuna ambizione a diventare presidente del Paese e neppure ministro o deputato. Detto questo, sono felice d'essere stato accolto da diecimila tunisini, molti dei quali giovani. Tra le ragazze ce n'erano anche diverse senza velo''.
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Il ministro degli Interni della Tunisia, Fahrat Rajhi, ha sospeso tutte le attivita' dell'ex partito di governo del deposto presidente Zine El Abidine Ben Ali. In un comunicato diffuso dall'agenzia di
stampa ufficiale Tap si legge che Rajhi ha anche intenzione di sciogliere il partito, il Raggruppamento costituzionale democratico. La decisione, si legge nel testo, è stata presa per ''l'estrema urgenza'' della situazione. Il governo di Ben Ali, al potere da 23 anni, è stato costretto a dimettersi il 14 gennaio scorso. Le tensioni, pero', restano alte, con manifestazione mirate a chiedere la rimozione di tutti i rappresentanti dell'ex regime.
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Violenti scontri, sabato pomeriggio, a Le Kef, dopo i funerali dei due giovani morti ieri durante gli scontri ieri fra manifestanti e polizia. Un migliaio di persone, dopo aver percorso le strade della citta' chiedendo giustizia, hanno assaltato e incendiato il distretto della sicurezza nazionale di El Kamel, la sede della polizia stradale e l'ufficio dell'amministrazione finanziaria. Una decina di arrestati, rinchiusi nel posto di polizia, sono stati tratti in salvo dai dimostranti prima che le fiamme lo distruggessero. La polizia ha fatto uso di candelotti di gas lacrimogeni e sparato colpi d'arma da fuoco a scopo intimidatorio. La citt&, per un paio d'ore, si trasformata in un campo di battaglia. Una fonte medica dell'ospedale di Le Kef ha detto che sono state ricoverate 12 feriti, mentre altri trenta manifestanti presentavano sintomi di asfissia dovuti ai gas lacrimogeni. L'esercito ha di nuovo bloccato un tentativo di assalto al carcere.

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